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Sabato, 27 Maggio 2017 15:29

Difendere la pace

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«In guerra la verità è la prima vittima, chiediamo a gran voce che sia chiarita. Chiediamo un deciso impegno a porre fine alla violenza e superare l’indifferenza di fronte a una terza guerra mondiale combattuta “a pezzi”» –, è il grido di siriani rimasti in patria e di rifugiati che vivono nei paesi confinanti o più lontani; è la gioia di una quotidianità vissuta da chi sceglie di rimanere, nella normalità del succedersi dei giorni, con la forza dell’amore e della prossimità, perché la PACE è possibile!

 

“La non violenza: stile di una politica per la pace”, il tema della 50esima Giornata mondiale della Pace 2017. La non violenza non è più solo una scelta di vita personale, ma una linea socio-politica da perseguire insieme. Il primato della ‘forza del diritto’ sul ‘diritto della forza’, che il Papa sollecita, anche se appare fragile, là dove è sperimentato ottiene risultati.

 

In Siria la pace è possibile

Il 29 marzo 2017, presso il Dipartimento di Stato a Washington, Suor Carolin Tahhan Fachakh ha ricevuto il Premio Internazionale Donne Coraggiose 2017, perché mettendo a rischio la propria vita in questi anni di guerra, è diventata segno di speranza per la comunità. «Sono consapevole che questo premio non è solo per me, ma per la Chiesa in Siria che è UNA e siamo molto uniti. Per paradosso questa guerra ci ha uniti ancora di più. Nessuno di noi ha voluto lasciare il paese dall’inizio della guerra. La Siria oggi è un paese distrutto, non solo nell’economia, ma nella cultura, nelle sue radici. Un giorno a scuola un bambino ha fatto un verso con la bocca e gli ho chiesto cos’era. Mi ha risposto che era il rumore di una bomba, che è diverso da quello di un missile. Non posso pensare che i bambini siriani imparino a distinguere le armi e non a giocare, studiare e crescere come bambini ‘normali’».

 

Carolin Tahhan Fachakh, Figlia di Maria Ausiliatrice, nasce ad Aleppo il 9 agosto 1971 da mamma armena, giunta da piccola in Siria, al tempo del massacro, insieme a molti membri della famiglia rimasti in vita. Ha amato e ama molto la Syria. Lavora instancabilmente per sostenere le esigenze delle popolazioni più vulnerabili della Siria, in particolare rifugiati, donne e bambini e per la costruzione di una società più umana che rispetti la dignità di ogni persona. Fedele al Carisma della Congregazione salesiana rimane una presenza di solidarietà con i giovani e i poveri in Siria. È la voce coraggiosa per la giustizia e la pace in Siria.

 

Un’atmosfera di pace

Suor Carolin racconta l’impegno della comunità delle FMA del Medio Oriente a promuovere la Pace. «Dall’anno 2010 abbiamo scelto di restare accanto alla nostra gente, in piena guerra, condividendo i momenti di paura e di dolore per gli orrori degli atti terroristici che continuano a seminare angoscia, paura e lacrime per chi ne è colpito».

A Damasco, dirige una scuola materna, che accoglie circa 200 bambini, sia cristiani che musulmani e offre loro un ambiente sicuro. "Noi proviamo a offrire a questi bambini un’atmosfera di pace. A tutti i bambini piace giocare, saltare, cantare, no? Offriamo questo clima anche a tanti bambini che hanno subito danni dalla guerra; c’è chi non parla, chi porta la violenza dentro di sé. Noi affianchiamo questi bambini a quelli che non hanno situazioni così difficili. Usiamo una terapia musicale due volte alla settimana: utilizziamo strumenti musicali, cantiamo. Su duecento bambini 24 sono cristiani e 166 sono musulmani. I genitori hanno molta fiducia in noi, perché offriamo un clima di pace, di famiglia, dove il bambino giocando, saltando, sogna. Inoltre sono sicuri che qui non c’è aria di fanatismo, no. Li accettiamo come sono, non guardiamo né diciamo 'cristiano', 'musulmano'. La nostra casa è sempre aperta a tutti".

 

Dio ha creato il mondo per noi. Non possiamo rimanere indifferenti davanti alla sua distruzione. Cerchiamo di essere tutti e tutte costruttrici di pace. Perché la pace è possibile.

 

Insieme musulmani e cristiani

Le FMA gestiscono anche una scuola per la formazione nel taglio e cucito delle donne siriane. È un corso di sartoria, al termine del quale le diplomate (all’inizio solo 17, poi 120) ricevono una macchina da cucire così da poter iniziare a lavorare in autonomia. “Prima lavoravamo con le donne irachene rifugiate. Iniziata la guerra, le donne irachene hanno lasciato la Siria e abbiamo cominciato con le donne siriane. Alla fine del corso diamo un certificato con il quale possono lavorare. Una donna, una volta, ha iniziato a piangere ed io le ho detto: «Perché stai piangendo?», e lei: «È la prima volta che ricevo un diploma nella mia vita». Noi offriamo loro anche la forza di stare in piedi, di essere indipendenti, di trovare un lavoro, di non restare nello stesso punto che ora è la guerra, ora è la morte. Noi le spingiamo avanti verso il futuro dicendo loro: «Il futuro verrà, la pace verrà». Diamo una spinta di vita". Con l’imperversare della guerra e le sue conseguenze più dolorose come la povertà, la perdita del lavoro, ecc. hanno potuto, con l’aiuto di sarti molto bravi, dare inizio ad un altro laboratorio per confezionare tessuti di ogni genere, che poi vengono venduti, con lo scopo di dare lavoro alle ragazze che terminano i Corsi e di aiutare le famiglie in difficoltà, fornire medicine agli ammalati, offrire rette ridotte e contribuire negli affitti di casa.

Suor Carolin non è sola, ci sono venti consorelle missionarie che operano a Damasco e in due comunità, quella che si occupa della scuola e quella che gestisce l’ospedale. Nonostante le difficoltà create da sei anni di guerra, c’è grande solidarietà anche tra la gente: “Quando succede qualcosa vicino a noi tante persone, anche musulmani, bussano alla nostra porta chiedendoci: «Ma suora, state bene? Avete bisogno di qualcosa? Avete paura? Noi possiamo stare con voi».

 

La scommessa della Pace non è persa

È vero la pace non s’improvvisa, non si può dare per scontata, è “una virtù attiva” (Papa Francesco), richiede l’impegno e la collaborazione di ogni singola persona e dell’intero corpo sociale nel suo insieme, tutelando il bene delle persone e rispettandone la dignità e i diritti.

Gabriella Imperatore, FMA
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