Educazione forestale

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“Al giorno d’oggi, i tecnici forestali si scontrano con alcune tra le più grandi sfide dei nostri tempi nel campo dello sviluppo sostenibile. In tutto il mondo le foreste e i responsabili della gestione forestale sono impegnati in prima linea, dalla lotta ai cambiamenti climatici alla prevenzione di future pandemie di origine zoonotica”, lo attesta Viviana, una giovane selvicoltore pugliese che da anni si occupa di promuovere nelle scuole del suo territorio la cultura ecologica. 

In molte regioni del mondo sono ancora pochi i giovani interessati a esercitare una professione forestale. Un’importante indagine condotta dal Global Forest Education Project (il Progetto Globale di Educazione forestale), gestito dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO), dall’Unione Internazionale delle Organizzazioni di Ricerca Forestale (IUFRO) e dall’Organizzazione Internazionale dei Legnami Tropicali, ha messo in evidenza alcuni degli ostacoli che si incontrano quando si cerca di intercettare e formare una nuova generazione di operatori del settore forestale. Unica nel suo genere, l’indagine ha raccolto informazioni relative agli istituti in cui si insegna l’educazione forestale e alle modalità e alla qualità dell’insegnamento, dalle scuole primarie e secondarie, fino ai corsi tecnico-professionali e alle Facoltà Universitarie in alcune regioni del mondo.

Ne è emerso che nella maggior parte delle regioni, soprattutto nel Sud del mondo, le scuole primarie e secondarie non sempre forniscono agli studenti un’istruzione adeguata sugli alberi e sui sistemi forestali né una sufficiente motivazione a proseguire gli studi e ad intraprendere una carriera professionale nel settore forestale. Nei piani di studio la trattazione degli argomenti attinenti alle scienze forestali è a volte lacunosa, sia per quanto concerne le discipline scientifico-tecnologiche tra cui le scienze naturali, la tecnologia, l’ingegneria e la matematica, sia nell’ambito sociale e umanistico. Troppo spesso manca un contatto anche minimo con il bosco, anche nel caso di studenti che vivono in prossimità di tali ambienti.

 

L’istruzione è un passo fondamentale al fine di salvaguardare le risorse naturali per le generazioni future (José Graziano da Silva, Direttore Generale FAO).

 

Non c’è da meravigliarsi – commenta Viviana – se molti giovani sono del tutto all’oscuro dei benefici offerti dalle foreste e dell’importanza di gestire il patrimonio boschivo in maniera sostenibile”. L’indagine ha rivelato, inoltre, che in molte aree del mondo i giovani tendono a considerare la selvicoltura come una carriera poco appetibile e di scarso prestigio sociale. Dunque, come bene si rileva, il settore forestale continua ad avere un problema d’immagine. Molti l’associano in modo riduttivo al semplice taglio degli alberi. Non sempre è facile comprendere che una gestione sostenibile delle foreste rappresenta invece un primo passo verso la prevenzione della deforestazione e del degrado ambientale, nonché una tappa fondamentale verso il conseguimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, correlati anche ai temi della fame, povertà, lavoro dignitoso, energia, salute e clima.

È evidente che c’è bisogno di una rivoluzione copernicana nel campo dell’educazione forestale. Per dare il via a questo rinnovamento, oltre 1000 esperti in educazione forestale hanno partecipato alla Conferenza Internazionale sull’educazione forestale, durante la quale sono state esaminate soluzioni che consentono di erogare un’istruzione di qualità in ambito forestale.  La strada da intraprendere è chiara: le scienze forestali vanno integrate di più nei piani di studio a partire già dalla scuola primaria, in modo da seminare interesse orientando le nuove generazioni all’attenzione e alla sensibilità per la “cura del Creato”.

Per proteggere le foreste bisogna insegnare ai giovani come funziona un ecosistema forestale e quali importanti contributi esso fornisce alla lotta ai cambiamenti climatici, al mantenimento di un pianeta sano e alla sostenibilità delle attività umane”, ne è convinta Viviana che suggerisce di “iniziare dalla scuola primaria, organizzando uscite sul territorio che offrano ai bambini ispirazione, o semplicemente spiegando loro il funzionamento degli alberi e dei sistemi forestali a partire dall’ecologia del cortile della scuola”.

La FAO, con il sostegno della Germania, sta portando avanti un progetto pilota che prevede la realizzazione di interventi mirati di educazione forestale per bambini e ragazzi dai 9 ai 12 anni, partendo con un ciclo triennale di lezioni innovative e interattive in Tanzania e nelle Filippine.

Con la collaborazione dell’Associazione per la tutela delle foreste tedesche “Schutzgemeinschaft Deutscher Wald” (SDW) e con i pedagogisti di fama nazionale, la FAO sta elaborando moduli didattici adattati alle condizioni locali per insegnanti e alunni incentrati sul metodo tedesco della pedagogia del bosco, o Waldpädagogik, che mette in primo piano l’apprendimento esperienziale nella natura per promuovere la comprensione di un uso sostenibile delle foreste.

I giovani, sia che appartengano a una comunità forestale sia che vivano nelle aree urbane, devono essere consapevoli della molteplicità di profili professionali legati al settore della selvicoltura sostenibile, dai decisori politici agli sviluppatori di app, dagli imprenditori agli analisti di immagini satellitari, dai piloti di droni agli entomologi.

Un progetto culturale, ambientale ed educativo in cui credere per “garantire che tutti i bambini e i giovani conoscano le foreste e siano consapevoli della loro importanza per il nostro pianeta e per il nostro sostentamento, non solo è possibile, ma è assolutamente doveroso”.

 

Veronica Petrocchi 
veronica.petrocchi91@gmail.com

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