Durante tutta questa esperienza, ci siamo impegnate profondamente a fungere da ponte tra le voci dei giovani della nostra Ispettoria e la comunità salesiana internazionale. Rappresentare i loro sogni, le loro preoccupazioni e le loro speranze ci ha ispirato a vivere ogni momento del Sinodo con maggiore dedizione. Sapevamo che questa missione non era solo nostra: portavamo con noi un’intera comunità che crede nei giovani e li sostiene.
Uno dei tesori più grandi del Sinodo è stato viverlo in comunità, con giovani provenienti da più di 90 Paesi. Insieme abbiamo creato un ambiente di lavoro, di approfondimento, di discernimento e, soprattutto, di spirito di famiglia. Ascoltare realtà così diverse, eppure simili, ci ha aperto il cuore e la mente. Ci ha aiutato a uscire da noi stessi per entrare in empatia con chi vive a migliaia di chilometri di distanza e anche a scoprire che condividiamo preoccupazioni, sogni e sfide. Grazie al coraggio di esprimersi e ascoltarsi a vicenda, sono emerse reti di sostegno e guida che senza dubbio dureranno anche dopo l’evento. Era vivere il sogno di Don Bosco a beneficio di tanti altri giovani.
Oltre allo studio dello strumento di lavoro, la condivisione quotidiana con ragazzi con lo stesso carisma, la stessa passione per i giovani e lo stesso desiderio di seguire Cristo è stata una vera coccola per il cuore. Ci ha restituito la speranza in un mondo che spesso cerca di rubarla con proposte vuote e fugaci. Ci ha ricordato che non siamo soli, che esiste una gioventù di Cristo vivace, impegnata e amorevole, pronta ad agire, servire e proclamare con gioia il Vangelo.
In quei giorni, una frase che risuonava particolarmente nei nostri cuori era quella pronunciata da Maria: «Col tempo capirete ogni cosa ». Quella promessa ci sosteneva, ricordandoci che anche se il cammino a volte sembra incerto, la fiducia in Dio illumina ogni passo.
Ma l’esperienza non si è conclusa lì. Tornare a casa è stato in realtà l’inizio di un’altra tappa altrettanto importante: condividere ciò che avevamo vissuto. Il Sinodo non è stata un’esperienza isolata, ma una missione che continua nella nostra Ispettoria. Per questo motivo, abbiamo avviato un dialogo con il Consiglio del Movimento Giovanile Salesiano (MGS) e con l’équipe ispettoriale per delineare azioni concrete che ci aiutassero a mettere in pratica le nostre riflessioni. Tra questi, abbiamo tenuto un incontro virtuale con i membri del MGS della nostra Ispettoria, dove abbiamo condiviso non solo le nostre esperienze, ma anche il documento finale del Sinodo in spagnolo. Un’altra proposta è stata quella di riprendere lo studio della Carta d’identità del MGS per rafforzare il senso di appartenenza e di responsabilità all’interno del movimento. Si è proposto inoltre di promuovere la diffusione del decalogo finale elaborato da SDB e FMA, attraverso brevi video su come sostenere i sogni dei giovani.
Sapevamo che, oltre agli incontri formali, la nostra testimonianza doveva estendersi alla vita quotidiana e alle persone che ci circondavano in un contesto più ravvicinato. Sui social media pubblichiamo foto, video, riflessioni e momenti significativi, non per guadagno personale, ma per condividere l’esperienza e seminare domande nei cuori di altri, condividendo anche la gioia che sperimentiamo quando camminiamo, contempliamo e meditiamo nei luoghi in cui è cresciuto il nostro Padre Don Bosco.


L’esperienza del Sinodo Salesiano dei Giovani non solo ci ha plasmate come rappresentanti del Movimento Giovanile Salesiano (MGS), ma ci ha anche lasciato chiari segni di speranza personale che alimentano il nostro cammino di fede oggi. Oggi più che mai ci sentiamo chiamate a farci portavoce di speranza, a costruire comunità e a diffondere entusiasmo per una Chiesa giovane e gioiosa, impegnata nel profondo cambiamento del mondo.
Per me, Erika, il Sinodo ha ribadito una convinzione profonda: il Movimento Giovanile Salesiano è, oggi più che mai, un segno di speranza per la nostra generazione. Uno spazio dove i giovani possono incontrare Dio, scoprire i propri sogni e camminare insieme, sentendosi veri protagonisti della propria storia. Questa esperienza non è stata una chiusura, ma l’inizio di una nuova tappa, un invito a vivere con maggiore passione, fede e gioia; per essere segni viventi dell’amore di Dio nel mondo, ovunque ci troviamo.
Per me, Lucila, il Sinodo è stata una scintilla che ha riacceso il desiderio di sognare in grande, come ha fatto Don Bosco, come hanno fatto tanti giovani nelle Scritture e come ci ha esortato il nostro amato Papa Francesco. Ma non solo sognare, ma affidare quei sogni a Dio, scommettere su di essi, sapendo che sono accompagnato da mia Madre, che Don Bosco salutava tre volte al giorno, e da un Padre e Pastore che mi chiama per nome, come chiamò anche Giovannino in quel sogno. Questa esperienza ha portato con sé la certezza che ci sono molti giovani desiderosi e disposti a impegnarsi con Cristo, portando il suo messaggio soprattutto in contesti in cui sono presenti dolore, solitudine o mancanza di significato. Vivere il Sinodo mi ha dato speranza, ha trasformato le mie paure e mi ha dato il coraggio di continuare a perseguire la santità con gioia nella dedizione di ogni giorno.
