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Martedì, 15 Ottobre 2019 07:46

Una vita donata per il Vangelo

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La Santità non conosce età, è presente in tutti i continenti e parla tutte le lingue del mondo. Il Vangelo, infatti, è una buona notizia per tutti. È la santità della porta accanto, di quelli che vivono vicini a noi e sono un riflesso della presenza di Dio.

Floribert Bwana Chui ‒ giovane doganiere congolese di Goma ‒ viene assassinato per non aver ceduto alla corruzione. La sua è una storia breve e piena di fede. Floribert nasce il 13 giugno 1981 a Goma, nell’Est della Repubblica Democratica del Congo, ai confini con il Rwanda, e cresce in un tempo che non conosce la pace, a causa di due recenti guerre sanguinose.
Come tanti altri giovani è idealista, sognatore, convinto di cambiare il mondo, e per questo si butta anche in politica, più che mai convinto che il Congo abbia bisogno di lui per rinnovarsi. Punta su Giurisprudenza, studiando Diritto con passione, quel Diritto che può garantire la giustizia sociale senza la quale non c’è libertà.
Entra a far parte della Comunità di Sant’Egidio, aiuta gli emarginati, si prende cura dei “maibobo”, i ragazzi di strada che tutti temono e che nessuno vuole avvicinare: di alcuni diventa amico, di altri fratello maggiore, girando nei quartieri più malfamati e pericolosi. «Non appena aveva qualche soldo in tasca, lo usava per loro», ricorda il padre.
Con la Laurea in tasca trova subito lavoro come Direttore dell’Ufficio della Dogana per la verifica della qualità delle merci: un posto importante in una città di frontiera come Goma, ma non esente dalla corruzione.
Viene ucciso a Goma, il 7 luglio 2007, per aver bloccato il passaggio di generi alimentari deteriorati, nocivi per la salute della popolazione. Muore a soli 26 anni.

Il 26 novembre 2016 il Vescovo di Goma, Théophile Kaboy, ha aperto ufficialmente la Causa di Beatificazione del giovane martire della corruzione.

 

“La salute della gente vale più del denaro”.

 

La storia di Floribert è una nuova forma di martirio: si tratta di un sacrificio silenzioso e lontano dagli interessi dei media, che però scuote la vita sociale e politica di quegli Stati in cui la corruzione è diventata consuetudine. Il coraggio il giovane lo trova nella fede. Nella sua Bibbia è evidenziato un brano che lo provoca: «Ai soldati che lo interrogano – E noi, che cosa dobbiamo fare? – Gesù rispose: “Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe” (Lc 3,12-14)». Per Floribert questo è un imperativo morale: non esigere nulla di più di quanto è stato fissato. Ne è convinto non in forza, ma a causa della fede. 

La vita di Floribert insegna che se qualcuno non inizia a insorgere contro la corruzione, la storia comune non si salverà non solo in Africa, anche in molti altri angoli del mondo.

 

Gabriella Imperatore, FMA 
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