Sono del Libano e vivo a Nazareth da tre anni, proprio nella terra del Sì di Maria. In base alla mia esperienza posso dire che il dialogo interreligioso comincia veramente dal mio rapporto con Dio. “Dio è amore”: questo è il mio motto. Amare l'altro, accettarlo così com’è e rispettarlo, fa tanto, e per questo cerco sempre nella mia vita quello che unisce e non quello che divide. Devo e dobbiamo seminare veramente pace, senza guardare né razza, né colore, né religione. Questa mia esperienza e la mia visione voglio trasmetterle nella nostra grande Scuola di Nazareth. È una Scuola grande, con alunni per metà cristiani e metà musulmani, ma veramente qui si vive come una famiglia, fraternamente, con rispetto nell’accettare l'altro così com’è.
Suor Soad Khalil
Mi trovo da 65 anni in Medio Oriente, felice di vivere con le bambine, con la gente cristiana e musulmana, tutti aperti a vivere la comunità come si deve, nella pace. Il dispiacere più grande è quello della guerra, che distrugge e fa morire. Sono contenta di essere qui. Ho sempre avuto la difficoltà della lingua, perché l'arabo è molto difficile, ma non mi importa, perché cerco di parlare la lingua dell'amore e mi trovo molto bene. Sono molto contenta di stare a Nazareth, la città della Madonna, la città di Gesù. Al mattino ricevo le bambine all'entrata, le saluto, saluto le famiglie e loro aspettano non solo il mio saluto ma anche il mio sorriso. E poi con una bella corsa in cortile arrivano a scuola. E così è la vita, felice di vivere qui e di vivere con le bambine.
Suor Sabina Piovesana
Nella nostra Scuola si fanno tanti programmi insieme. Un esempio: da tre anni realizziamo un progetto, detto “Identità e dialogo”, tra musulmani, cristiani ed ebrei. Noi come Scuola andiamo a visitare gli ebrei e loro vengono da noi. In questo momento così difficile, la loro responsabile a Natale ci ha telefonato per gli auguri. Speriamo di superare questo momento triste per poterci incontrare di nuovo. Questo è bellissimo, è un piccolo esempio di come riusciamo ad accettare l'altro così com’è. Abbiamo vissuto insieme la Giornata della Pace, musulmani e cristiani, abbiamo acceso ognuna una candela e pregato per la pace in Terra Santa e in tutto il mondo. Dopo aver pregato ognuno nella propria classe, siamo usciti tutti insieme per lanciare in alto una colomba e una corona del rosario accompagnati dalle nostre preghiere, chiedendo la pace con tutto il cuore. Salaam, Shalom, Pace.
Suor Soad Khalil
Mi trovo in questa terra da 40 anni, da 36 a Nazareth: Maria mi ha voluta qui e ogni giorno la ringrazio perché sono felice, felice. Vivo con molta serenità con questi popoli, con i nostri giovani specialmente con quelli della nostra Scuola, li guardo con gli occhi di Don Bosco e di Madre Mazzarello. Don Bosco diceva: “Mi basta sapere che siete giovani per amarvi”, quindi li amo tanto. Li rispetto, rispetto la loro religione, le loro tradizioni, cerco di accoglierli e di sentirli tutti nostri, sempre. Trasmettere serenità vuol dire creare fraternità, benevolenza e affetto. I giovani e anche i bambini hanno bisogno di sentirsi accettati e amati. Cerco di capire le loro esigenze, i momenti che stanno vivendo, soprattutto in questo periodo di forte sofferenza per tante famiglie in condizioni disagiate. Preghiamo sempre per loro, cerchiamo di sentirli sempre con noi e noi con loro, cerchiamo di conquistare i nostri giovani, senza troppo esagerare nel fare osservazioni. Noi viviamo in famiglia qui con i nostri popoli. Non saremo mai abbastanza amate se prima non li amiamo noi.
Suor Anna Nava
a cura della Redazione