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Mercoledì, 15 Luglio 2020 07:20

Storytelling: nuova opportunità

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Dieci anni fa, di storytelling quasi non si parlava. Per capirne l’attuale successo bisogna innanzitutto comprendere i grandi cambiamenti che sono avvenuti nel modo in cui comunichiamo.

 

È cambiata la modalità con cui costruiamo e condividiamo la conoscenza. Se prima ci muovevamo in una forma di conoscenza derivata da fonti oggettive, adesso l’individuo e la soggettività hanno la meglio. Da una conoscenza oggettiva siamo, dunque, passati a una conoscenza soggettiva e autobiografica, sempre più basata sulle esperienze personali e sulla propria storia di vita. Il racconto è diventato una piattaforma di vita e alle volte di business.

 

Coinvolgimento

Lo storytelling è una modalità diversa con cui le persone si relazionano le une alle altre e attraverso la quale si coinvolgono. L’informazione lineare descrittiva è meno coinvolgente che in passato. Ovviamente, se lo storytelling è una piattaforma di vita è anche una competenza, che bisogna padroneggiare e saper costruire. Ma “fare storytelling non significa “raccontare storie”, come generalmente si traduce il concetto.

Fare storytelling significa comunicare attraverso racconti cioè rappresentazioni significative che partono da proprie esperienze di vita e sono tendenzialmente emozionanti, perché recuperano e mettono in scena un vissuto personale.

Oggi molti si raccontano sui social media, nel web. Si racconta la vita, il lavoro, il tempo libero, i propri interessi e passioni. Il racconto, come tecnica espressiva di sé è l’elemento che permette di coinvolgere e costruire identità e definire e costruire relazioni.

Coinvolgere è la parola chiave, dunque. Attraverso il coinvolgimento si può valorizzare o attivare una sorta di bringing capital, un capitale di storie che gettano ponti tra soggetti. La comunicazione classica descrittiva, da cui tutti proveniamo, è basata sui key-message: le informazioni specifiche che una persona, un brand, un’azienda trasferisconoe. Mentre lo storytelling è basato sulle key-emotions: sono le emozioni chiave che arrivano dritte al cuore. Le informazioni, che comunque ci sono, arrivano dopo.

Più che una storia lo storytelling è la dinamica che coinvolge, partendo da emozioni chiave. Il fatto che, poi, questa dinamica riguardi un individuo che diventa influencer o il racconto di una marca che diventa portatrice di nuovi valori di consumo cambia poco. La dinamica è la stessa e la chiamiamo, appunto, storytelling.

Impariamo perché ci emozioniamo, se non ci emozionassimo non riusciremmo a trattenere nessuna informazione e conoscenza. Le emozioni sono il punto di partenza di ogni conoscenza, e proprio per questo chi è in grado di manipolarle o sa come gestirle può fare o un grave danno o un grande servizio alla comunità umana.

 

Storytelling digitale

Il termine fa riferimento ad una tecnica di narrazione che si avvale dell’utilizzo di strumenti digitali. Utilizzare questa strategia nell’ambito dell’apprendimento significa costruire contesti educativi efficaci, inclusivi e abilitati a dare risposte alle attuali esigenze degli studenti.

Secondo Joe Lambert, Fondatore del Center for Digital Storytelling (CDS) a Berkeley, in California, questa tipologia di narrazione integrata con l’utilizzo delle nuove tecnologie, viene definita attraverso sette elementi: 1. Point of View: l’autore parte da un punto di vista. 2. A Dramatic Question: l’autore pone una domanda (o un problema) a cui verrà data risposta entro la fine della storia.3. Emotional Content: l’autore parte dalle emozioni per esporre i problemi. 4. The Gift of your Voice: l’autore registra il racconto con la sua stessa voce, un modo per personalizzare la storia e per aiutare il pubblico a capire la narrazione stessa. 5. The Power of the Soundtrack: l’autore sceglie musica o altri suoni a sostegno della trama. 6. Economy: l’autore progetta una breve narrazione. Deve essere in grado di ponderare le informazioni per raccontare la storia senza sovraccaricare lo spettatore con troppe informazioni. 7. Pacing: l’autore decide il ritmo della storia (lenta o veloce).

Lo storytelling digitale può essere utilizzato con beneficio nel contesto scolastico come metodologia attiva attraverso la quale i ragazzi sono posti al centro del loro apprendimento, partendo dall’idea che tramite un racconto s’impara meglio e in maniera più efficace un argomento di studio. Non si identifica semplicemente con una presentazione multimediale, perché è retta da uno storyboard.

I vantaggi sono quello di un apprendimento esperienziale, maggiormente creativo, potenzialmente multidisciplinare e trasversale, per questo particolarmente adatto sia per l’insegnamento, i contenuti possono essere proposti agli alunni in forma di storie digitali, sia per l’apprendimento, proponendo agli studenti di creare tali storie. L’approccio narrativo utilizzato con questa forma di narrazione offre un accesso più semplice a concetti astratti e complessi, favorendo quella che prende il nome di Netoworked Knowledge (conoscenza connettiva) e Combinatorial Creativity (creatività combinatoria). È proprio il meccanismo narrativo, supportato da elementi multimediali, a generare processi ermeneutico-interpretativi e correlazioni concettuali significative che favoriscono e facilitano la memorizzazione sul piano cognitivo.

I digital storytelling possono essere un momento di apprendimento mirato all’alfabetizzazione tecnologica, di sviluppo di capacità di sintesi, di ricerca e organizzative più stimolanti e creative delle metodologie tradizionali.

I vantaggi derivanti da questo tipo di approccio nella didattica sono molteplici e stimolano gli studenti ad un utilizzo più consapevole della tecnologia. Adottare lo storytelling digitale per l’insegnamento significa, dunque, rispondere alle attuali esigenze intese in termini di sviluppo di competenze emergenti dalla società dell’informazione.

 

Mara Borsi, FMA
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