L’invito a cambiare mentalità, a compiere una conversione pastorale è stata una scelta del CG XXIII. Ritrovare il carisma delle origini dei Fondatori, i quali non temevano di uscire per le strade ad annunciare il Signore; rivestirsi di nuovo slancio missionario, di coraggio che non indietreggia di fronte alle difficoltà, di tenacia nel compiere la missione che Dio affida a ogni comunità educante.
Coloro che vagano da una parte all’altra della terra in cerca di un luogo dove vivere in pace devono essere accolti, protetti, promossi e integrati (Papa Francesco).
Il 23° Capitolo generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice ha incoraggiato a lavorare in rete a favore dei migranti, a “trovare come Conferenze interispettoriali le modalità di collegarsi tra le comunità FMA, i diversi gruppi della Famiglia salesiana e le varie Istituzioni civili ed ecclesiali per approfondire le cause delle migrazioni e collaborare a progetti educativi” (CG XXIII, Documento capitolare, n. 70).
Donne migranti, il filo rosso che lega le loro storie riguarda la solitudine del percorso, dalla speranza della partenza alla difficoltà di inserimento e integrazione in nome della vita futura. Abbandonate a se stesse, intrappolate alle porte dell’Europa e dell’America, o in fuga dai paesi asiatici, le donne migranti sono vittime impotenti di tante violenze, molte sono promotrici di giustizia sociale, dei diritti delle donne e dei bambini.
La Chiesa è presente là dove sono i migranti. Con loro condivide gioie e speranze, dolori e sofferenze. È presente per offrire aiuto umano e solidarietà sociale, per difenderli (advocacy) qualora fossero lesi i loro diritti, attraverso un’azione pastorale, educativa ed evangelizzatrice.
Migranti, persone in fuga da guerre e povertà del sud del mondo che, spostandosi in massa, modificano la geografia dei confini e la geopolitica mondiale, scompongono gli equilibri e ci costringono a ripensare i nostri valori più profondi.