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Domenica, 17 Novembre 2019 13:06

«Echi dal Sinodo Panamazzonico»

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Intervista alle Figlie di Maria Ausiliatrice partecipanti al Sinodo Panamazzonico.

 

Suor Maria Carmelita de Lima Conceição, Ispettrice dell’Ispettoria “Laura Vicuña” di Manaus (BMA) è una delle religiose Figlia di Maria Ausiliatrice che partecipa al Sinodo per l’Amazzonia, in qualità di uditrice.

 

Partecipare al Sinodo sull’Amazzonia: quali emozioni, quali aspettative, quale contributo ti è richiesto?

È stata una grande emozione, perché non speravo di partecipare a un momento di Chiesa tanto importante, in cui il tema centrale è la realtà della Pan Amazzonia, dove come FMA operiamo in stretto contatto con la vita di migliaia di giovani e famiglie; nella scuola, nelle comunità ecclesiali, itineranti, in una vita missionaria fatta di conflitti, lotte e sacrifici.

Il Sinodo ha superato ogni aspettativa, nell’organizzazione, nella serietà con cui ci si confronta sui temi, nella dedizione e nella testimonianza di vita di tanti Vescovi, Padri, religiose/i e laici/che, uniti in sinodalità, nel ricercare nuovi cammini per la Chiesa.

Sono stata invitata da Suor Yvonne Reungoat, Madre Generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice e Presidente USMI, a partecipare in rappresentanza della Vita Religiosa, attraverso l’Unione delle Superiore Generali (UISG) e questo per me significa l’impegno di rappresentare tutte le consacrate, le madri di famiglia e un gran numero di donne che sono presenti a nome delle comunità di fede che sostengono la Chiesa presente nelle regioni più distanti dei diversi paesi della Pan Amazzonia.

Sinodo è camminare insieme sotto l’ispirazione e la guida dello Spirito Santo. Quali sono le tematiche che emergono con più forza?

Il grande tema è la VITA, i diritti dei poveri, della natura, di ogni essere creato da Dio per vivere in armonia. I riferimenti all’Enciclica Laudato Sì’ sono frequenti, così come quelli ad altri documenti della Chiesa.

Che clima si respira?

Il clima è di grande rispetto negli interventi, di ascolto delle proposte, tenendo in considerazione la provenienza di ognuno e la realtà in cui vive, proteso a cercare nuovi cammini per la Chiesa, verso una conversione integrale e pastorale.

Quali cammini nuovi stanno emergendo per la Chiesa dell’Amazzonia e per la Chiesa nel mondo?

La missione evangelizzatrice della Chiesa è la linea trasversale, dalla formazione dei sacerdoti e della vita religiosa all’educazione dei giovani, alle sfide delle grandi distanze, che rendono difficile la Celebrazione dell’Eucarestia nelle regioni più isolate, al riconoscimento del servizio delle donne, all’urgenza di opporsi alla violazione dei diritti umani e della natura (tratta di persone, narcotraffico, contrabbando di legname e di minerali).

E per le FMA e il mondo salesiano?

La presenza salesiana è unita nella promozione e difesa della vita. Sono felice di sentire che, come FMA, siamo considerate nelle tante proposte che riguardano la cura della vita, la protezione della casa comune e la salvezza del pianeta.

 «Con lo spirito verde, come l’Amazzonia: così è la nostra speranza» 

 

Suor Mariluce dos Santos Mesquita, Figlia di Maria Ausiliatrice, è una delle donne brasiliane che partecipano al Sinodo per l’Amazzonia, in qualità di uditrice. È nella Comunità FMA della missione di Taracuá, sulle rive del fiume Uaupés, nell’estremo nord-ovest dell’Amazzonia.

 

Chi è Mariluce?

Sono di etnia Bará, sono nata al confine tra Colombia e Brasile. Il mio nome di nascita è Diatoh, che significa “fonte d’acqua”. Volevo diventare insegnante e ho studiato, mi sono formata con le Figlie di Maria Ausiliatrice, e così ho realizzato il progetto di vita pensato da Dio per me.

Quali sono le sfide della missione?

Servire instancabilmente, con molto amore, e questo richiede anche sacrificio. Non ci sono macchine, né autobus, eppure con le altre sorelle missionarie siamo lì, in quelle periferie. Con il nostro essere indigene, con le nostre tradizione e la nostra spiritualità; c’integriamo con i missionari e viviamo il carisma salesiano. Oggi siamo dieci suore di origine indigena.

Qual è il suo contributo al Sinodo?

Il mio primo contributo l’ho dato nella consultazione che si è svolta nelle comunità di Taracuá, nell’Alto Río Negro. Come uditrice, ascolto e mi confronto, è questo il cammino che Dio sta tracciando per me. Vivo un sentimento di gratitudine verso Dio e, allo stesso tempo, la grande responsabilità di rappresentare il mio popolo.

Perché il Sinodo è importante?

Questo Sinodo è molto important per sentire i popoli dell’Amazzonia, i popoli indigeni che vivono in questa realtà. L’ascolto trasformativo incomincia a intravedersi nel modo diverso con cui la Chiesa serve ed evangelizza in Amazzonia, perché vuole avvicinare i popoli indigeni a Gesù.

Cosa può fare il Sinodo per le presenze cristiane indigene nella regione?

Portare speranza, individuare nuove vie di evangelizzazione, più leadership giovanile.

 

Gabriella Imperatore, FMA
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