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Mercoledì, 05 Maggio 2021 14:50

#Generatività educomunicativa

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Vieni e vedi, per conoscere, comunicare, rivolgere lo sguardo e mettersi in relazione con gli altri, è l’invito rivolto da Papa Francesco nel Messaggio per la 55ma Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali 2021, “Vieni e Vedi (Gv 1, 46). Comunicare incontrando le persone dove e come sono”

 

In questo tempo di confinamento a causa del Covid-19, in condizioni limitate, si è sperimentata una forma di prossimità che azzera le distanze e modifica le categorie fondamentali dello spazio e del tempo. Le tecnologiche della comunicazione e dei media digitali contribuiscono alla trasformazione delle forme del sapere, dell’apprendimento e alimentano nuove forme sociali e culturali, grazie alla creatività delle nuove generazioni, che genera innovazione in tutti gli ambiti sociali, economici e culturali.

La comunicazione non è una funzione, lo strumento per trasmettere efficacemente contenuti, ma è una dimensione costitutiva dell’essere relazionale, dell’essere comunicanti. E non si comunica solo con le parole, ma con tutto il corpo. Paolo Ruffini, Prefetto del Dicastero per la Comunicazione ricordando i giorni di storia e di speranza scritti dal Papa nel viaggio in Siria, ferita in passato da guerre e terrorismo, scrive: «Trovo negli sguardi felici di quel popolo, vestito a festa per l’incontro, la più bella e commovente testimonianza del significato del ‘vieni e vedi’. Vedi e sarai visto. E solo dopo aver veduto, ed essere visto, saprai comunicare».

Il Messaggio del Papa per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni 2021 rimarca come radice della comunicazione la relazione, e che per comunicare bene bisogna andare e vedere. «Solo nella verità delle relazioni, nella testimonianza di ciò che si è davvero veduto, nel passaggio dall’autorappresentazione alla capacità di vedere l’altro, si può capire il valore del costruire insieme un futuro migliore, fondato sul carattere reciproco della vita» (Martin Buber, filosofo e teologo austriaco).

 

Vorrei esortare tutti ad una comunicazione costruttiva che favorisca una cultura dell'incontro 
grazie alla quale si possa imparare a guardare alla realtà con consapevole fiducia”.
(Papa Francesco, Messaggio per la 51.ma Giornata per le Comunicazioni Sociali)

 

“Vieni e vedi” come narra il brano del Vangelo di Giovanni è un invito a “venire e vedere” nella galassia comunicativa di oggi, dai giornali al web. Occorre fare la scelta della parola, fare una revisione critica dei linguaggi con cui si annuncia Gesù Cristo, il Risorto. Il Signore invita a vivere e ad essere credibili, vicini, a trovare la gente là dove si trova. Nel contesto contemporaneo i luoghi d’incontro e di scambio sono sempre più luoghi mediali, in cui è possibile costruire rapporti umani e sociali e arricchire le proprie esperienze, generare vita e cultura e promuovere trasformazione sociale. La sfida educomunicativa, in tempi di Covid-19, chiama ancora di più a una ripartenza con l’impegno di ricostruire coesione sociale nelle piccole e grandi comunità, a partire dalla famiglia, per arrivare alla scuola, ai luoghi di lavoro e al mondo dell’associazionismo di ogni genere. Un invito a ripensare il modo di comunicare dentro e fuori il web e i social network per dare maggiore valore alle relazioni interpersonali, al dialogo e all’incontro. E per seguire questo invito bisogna inventarsi tutte le mediazioni e gli artifizi con cui si possono incontrare gli altri ovunque.

 

Generare cultura

Nell’impegno di attuare una cultura della generatività, l’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice ha assunto l’Educomunicazione come forza profetica del Sistema Preventivo di San Giovanni Bosco, Fondatore della Congregazione Salesiana, per generare oggi ecosistemi educomunicativi in rete, in cui si consolidano la comunione e la coesione sociale, la fraternità e la solidarietà, il bene comune e la giustizia sociale. Promuovere la cultura dell’incontro è porre attenzione alle esigenze comunicative delle giovani generazioni, educare al dialogo interpersonale, all’interculturalità, alla vita di gruppo come laboratorio di relazioni autentiche, alla riscoperta della famiglia, alla condivisione dell’esperienza di fede, alla gestione responsabile dei social media, alla valorizzazione dei linguaggi e media a servizio della persona e della comunità. Comunicazione ed educazione sono il binario su cui viaggia il treno che dalle community conduce a comunità certamente immerse nel cyberspazio, consapevoli che occorre guardare a un orizzonte comune e a percorsi formativi aperti al confronto e al rispetto delle idee, anche differenti, nell’ottica di un ecosistema educomunicativo che pone attenzione alla persona.

 

«Quanto ha bisogno la nostra famiglia umana di imparare a vivere insieme 
in armonia e pace senza che dobbiamo essere tutti uguali!» 

(Papa Francesco, Fratelli tutti, n 100). 

 

Intervista a Mª Paloma Redondo Pérez de la Ossa, FMA - Coordinatrice dell'Area Comunicazione - Spagna

 

In che modo la comunicazione può promuovere la Cultura della generatività?

Quando parliamo di cultura, parliamo dell'anima di qualcosa, di quella cosa intangibile che definisce un popolo, un'organizzazione o un gruppo specifico. Se vogliamo promuovere la cultura della generatività nel nostro ambiente o nella nostra famiglia umana, bisogna promuovere elementi che definiscano questa capacità generativa in opposizione alla cultura della stagnazione. Senza dubbio, la comunicazione è uno di questi elementi.

Abbiamo tutti l'esperienza che in qualsiasi gruppo umano, dalla coppia alla comunità, da un gruppo di amici a un'azienda o a un partito politico, la mancanza di comunicazione genera solo l’indebolimento dei legami, il distacco reciproco, l’assenza di coinvolgimento nella ricerca del bene comune, le divergenze sempre più evidenti nel modo di intendere la vita... Niente che possa generare qualcosa di nuovo e di diverso. D'altra parte, una comunicazione trasparente, naturale e fluida che permette a tutti di esprimere ciò che sono, sentono e pensano, risveglia la creatività per trovare soluzioni ai problemi, allargare l'orizzonte della propria visione, a volte condizionata, generare un senso di appartenenza e, quindi, di impegno.

Creatività, ampi orizzonti, impegno...sono gli ingredienti di prima qualità per essere agenti attivi di questa nuova cultura della generatività.

L'aumento esponenziale delle comunicazioni digitali durante il periodo di confinamento, quando le restrizioni hanno impedito di incontrarci e riconoscerci, ha reso chiaro che le persone hanno un bisogno innato di comunicare. Alla fine, si riscopre che è la comunicazione l'energia che mantiene viva la società, che garantisce quella rete di legami che rende più forti e rafforza la fede nella capacità degli esseri umani di rigenerarsi e generare una nuova umanità, basata su altri parametri dove la persona è l’attenzione prioritaria del processo educomunicativo.

 

Guardando all’orizzonte del prossimo CG XXIV, abitando il cuore della contemporaneità, qual è la missione, il ruolo della comunicazione nei cambiamenti in atto nel mondo per poter generare una trasformazione sociale nello stile del Vangelo?

La parola generatività evoca in me processi lenti, processi creativi che nascono da una vita interiore, da una comunicazione profonda con la realtà stessa, con le sue luci e le sue ombre, mi evoca spazi di silenzio dove possiamo calibrare ciò che è nelle nostre mani e ciò che lasciamo nelle mani di Dio, mi richiama all’interiorità dove si forgiano le risposte alle domande di senso. E allo stesso tempo mi parla di fare qualcosa di nuovo insieme, sempre più grande della somma di ciò che ognuno può generare da solo, perché la diversità e la ricchezza della comunicazione in rete, moltiplica le idee e le possibilità, allo stesso tempo alimenta la speranza.

Se vogliamo generare una trasformazione sociale nello stile del Vangelo, bisogna sapere che lo specchio dove possiamo scoprire entrambi gli aspetti sono l’interiorità e la comunità. In Gesù vediamo colui che è capace di generare cambiamenti attorno a sé (Pietro, Zaccheo, Maria Maddalena, il cieco sulla strada...), di sollevare domande di senso (Perché esiti? Come può un uomo nascere quando è vecchio?), di dare spazio al dialogo profondo (con gli apostoli, con la samaritana, con Nicodemo), di generare una rete intorno al suo progetto (chi non è contro di te è con te). In lui scopriamo che il silenzio era veramente generativo e la sua parola aveva un grande potere di convocazione, era un grande comunicatore perché univa coerentemente fatti e parole.

Per questo motivo, considero che la missione della comunicazione è mettere in rete le singole individualità che, nel coltivare la propria spiritualità, rendono possibile la trasformazione nello stile del Vangelo.

 

Gabriella Imperatore, FMA 
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