Costruire insieme il villaggio dell’educazione, in amicizia e amore, nella reciprocità e nella fraternità è, oggi, una sfida per l’umanità e un’opportunità perché tutti abbiano cittadinanza planetaria. Bisogna essere consapevoli di un divenire planetario che gli sviluppi scientifici, tecnici ed economici generano. È diventato essenziale, perciò, illuminare e concepire gli eventi, le loro interazioni e le loro retroazioni – in cui si mescolano e interconnettono processi economici, politici, sociali, nazionali, etnici, religiosi – che tessono il presente e futuro dell’umanità. C’è sempre più bisogno di educazione per capire i problemi fondamentali e globali, per comprendere la loro complessità. Bisogna far interagire le conoscenze ed educare in maniera olistica e universale. È vitale, dunque, “educare all’era planetaria”. «È necessario proporre nuovi princìpi per affrontare le diverse complessità che si incontrano, al fine di concepire l’era planetaria nella sua dimensione storica, e quindi multidimensionale, riconoscendo che nella crisi attuale si sta formando una società-mondo che è ancora in gestazione e che tutti devono contribuire a generare, con l’attenzione alla formazione e allo sviluppo di un umanesimo planetario (Edgar Morin, filosofo e sociologo francese).
“L’esigenza che si avverte è che questo cambiamento non è destinato solo ad alcuni soggetti che hanno influenza nel mondo della cultura e della politica, ma è un atteggiamento che riguarda tutti. Anche le piccole cose possono divenire sostanza e capacità, opportunità di trasformazione” (Carlo Petrini, Terra Futura. Dialoghi con Papa Francesco sull’Ecologia Integrale. Giunti Editore, 2020). Occorre promuovere processi educativi che orientino all’apertura, al dialogo e alla fraternità per abitare la contemporaneità con audacia e speranza.
“Educazione: allargare gli orizzonti, trasmettere valori e conoscenze;
costruire insieme un futuro di pace; generare vita degna per ogni persona”
(Papa Francesco)
Educare al dialogo, alla fraternità e alla reciprocità
«L’umanesimo rigenerato non si limita a riconoscere l’unità umana, ma collega l’unità con la diversità umana. L’umanesimo deve assumere consapevolmente la grande aspirazione che attraversa l’intera storia dell’umanità […]: esso deve realizzare l’Io nella realizzazione del “Noi”»» ((Edgar Morin, Cambiamo strada. Le 15 lezioni del coronavirus. Raffaello Cortina Editore, 2020).
La composizione multiculturale delle odierne società, favorita dalla globalizzazione rappresenta, dunque, una grande risorsa, quando l’incontro tra differenti culture viene vissuto come fonte di reciproco arricchimento.
L’educazione è impegnata in una sfida centrale per il presente e il futuro: rendere possibile la convivenza fra la diversità delle espressioni culturali e promuovere un dialogo che favorisca una società pacifica. Tale itinerario passa attraverso alcune tappe che portano a scoprire la multiculturalità nel proprio contesto di vita, a superare i pregiudizi vivendo e lavorando insieme, ad educarsi attraverso l’altro alla mondialità e alla cittadinanza planetaria. Promuovere l’incontro tra diversi, aiuta a comprendersi reciprocamente. È grande la responsabilità del mondo scolastico e accademico, chiamata a sviluppare nei progetti educativi la dimensione del dialogo interculturale e della fraternità universale.
L’educazione, per sua natura, richiede apertura alle altre culture – senza la perdita della propria identità – e accoglienza dell’altro, per evitare il rischio di una cultura chiusa in se stessa e limitata. È perciò indispensabile che i giovani apprendano, attraverso l’esperienza scolastica e accademica, strumenti teorici e pratici che consentano loro una maggior conoscenza degli altri e di sé, dei valori della propria e delle altre culture, attraverso un confronto aperto e dinamico che aiuta a comprendere le differenze, evitando che generino conflitti, divenendo piuttosto occasione di arricchimento reciproco e di armonia.
L’Enciclica “Fratelli tutti. Sulla fraternità e l’amicizia sociale” propone la fraternità universale che coincide con la finalità di una vera educazione che punta a costruire un nuovo umanesimo integrale, inclusivo e trascendente. Per Papa Francesco l’educazione è la chiave di volta di questo nuovo umanesimo, così come la fraternità è ciò che caratterizza l’essere umano che, per sua natura, è aperto alla relazione e non può raggiungere la propria pienezza se non si dona agli altri e non riesce a comunicare con se stesso se non comunica con l’altro.
Il confronto “nasce dall’esigenza di formarsi e formare un cuore aperto sia per edificare la famiglia umana, sfida ormai inevitabile, che per incontrare i forestieri esistenziali presenti in ogni società.
La fraternità, dono e compito
Il concetto di “amore” in educazione richiama direttamente quello di “dono” e di “reciprocità”, dimensioni che fondano l’educazione. Si tratta di promuovere nelle scuole e nelle università, tra allievi e insegnanti, tra le famiglie, nella comunità, quel movimento bidirezionale di andata e ritorno dell’amore, che si può sintetizzare in un duplice movimento: dall’amore ricevuto all’amore donato, dove la reciprocità non è semplicemente nel suo esito finale, come corrispondenza, ma è un’azione proattiva dell’educatore chiamato ad amare per primo.
“La fraternità non è solo un dono, è anche un compito. È necessario sceglierla, coltivarla, promuoverla: in ogni nostra azione, anche i piccoli gesti e le scelte quotidiane, siamo posti di fronte a un bivio: costruire la cultura dell’incontro o quella dello scarto, dell’inclusione o dell’emarginazione di chi, con la sua diversità, ci irrita e ci dispiace. L’educazione svela qui tutto il suo potenziale trasformativo e generativo. Infatti, essendo una scelta, la fraternità non può essere imposta, ma solo proposta alla nostra libertà e responsabilità. Il fine dell’educazione è quello di promuovere libertà responsabili. Per costruire la cultura dell’incontro occorre una vera e propria pedagogia della fraternità fondata sull’educazione alla benevolenza (volere il bene), all’accoglienza della realtà, che è più dell’idea e si misura con la sua diversità, all’apertura e al dialogo. L’appello è farsi compagni di strada, condividendo le sfide del percorso, nella fiduciosa certezza che educare è sempre un atto di speranza, capace di rompere i determinismi e i fatalismi con cui l’egoismo del forte, il conformismo del debole e l’ideologia dell’utopista vogliono imporsi tante volte come unica strada possibile. Stringere alleanze samaritane può essere allora il modo di rispondere all’appello di Papa Francesco a promuovere una cultura umanizzante” (Piera Ruffinatto, FMA. Preside della Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione “Auxilium”, Roma).
Il tema dell’educazione al dono e alla reciprocità, nell’orizzonte della Fratelli tutti, vuol dire pensare al rapporto tra fraternità in senso stretto e fraternità universale, tra identità personale e apertura a tutti. Nella parabola del Buon Samaritano la parola fratello non c’è. L’insegnamento di Gesù è che occorre farsi prossimo. Occorre cioè incominciare ad aprire gli occhi sul fratello abbandonato lungo la strada, che vuol dire su ogni fratello, perché lo “scartato” è inclusivo. L’universalità di questa fraternità è la sola in grado di far emergere l’identità di abitanti della casa comune planetaria, uniti nella diversità e diversi nell’unità.
«Sogniamo come un’unica umanità, come viandanti fatti della stessa carne umana, come figli di questa stessa terra che ospita tutti noi, ciascuno con la ricchezza della sua fede o delle sue convinzioni, ciascuno con la propria voce, tutti fratelli!» (FT 8)
“Che cosa accade senza la fraternità consapevolmente coltivata,
senza una volontà politica di fraternità,
tradotta in un’educazione alla fraternità, al dialogo,
alla scoperta della reciprocità e del mutuo arricchimento come valori?” (FT 103).
Gabriella Imperatore, FMA
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