Giovani e lavoro

Articolo_voce_giovani_2020-06-05
«Il lavoro che vogliamo: libero creativo, partecipativo, solidale». 

Il mondo del lavoro sta cambiando così in fretta da rivoluzionare stili di vita e modelli etici. Si tratta di mutamenti portatori di grandi domande: Cosa significa oggi lavoro (umano)? Quali devono essere i (nuovi) diritti e doveri del lavoratore? Come sconfiggere la disoccupazione e quale formazione continua potrà preparare chi già lavora ai cambiamenti del futuro? E ancora ci chiediamo: con quali competenze gestire il rapporto lavoratore e la macchina robot? Su quali conoscenze devono investire i giovani? E infine, come in tutti i cambiamenti epocali, quali forme di tutela efficaci per il ‘lavoro degno’ è necessario trovare al tempo dell’Industria 4.0?

La Prof.ssa Alessandra Smerilli, religiosa dell’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice e docente presso la Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione Auxilium, in un intervento alla 48ª Settimana Sociale dei Cattolici Italiani, ha detto “Siamo in un tempo in cui le trasformazioni del lavoro e delle sue condizioni sono molto veloci: orari, contratti, tempi e modi. La dignità del lavoro è la condizione per creare lavoro buono: bisogna perciò difenderla e promuoverla”.

Papa Francesco scrive “una globalizzazione senz’anima, che, è più attenta al profitto che alle persone, crea diffuse sacche di povertà, disoccupazione, sfruttamento e malessere sociale”. Bisogna creare le condizioni economiche che favoriscano una sana imprenditoria e livelli adeguati di impiego. Alla politica compete specialmente riattivare un circolo virtuoso che, a partire da investimenti a favore della famiglia e dell’educazione, consenta lo sviluppo armonioso e pacifico dell’intera comunità civile.

Il lavoro risponde al bisogno della persona, alle sue esigenze fondamentali che sono di pane, di realizzazione, di significato, di giustizia, di felicità, di infinito. Per questo obiettivo vale la pena il sudore quotidiano, la fatica e il sacrificio, ma anche il giusto riposo. Nel lavoro fatto con un senso, e quindi ben fatto, si costruisce la persona, la famiglia, la società portando avanti l’opera creatrice di Dio.

Creare un ambiente favorevole, solo il lavoro che riconosce la dignità del lavoratore e lo ingaggia nella produzione di un valore non solo economico rende sostenibile la competitività e permette di fronteggiare la sfida della digitalizzazione. Per fare una quantità di lavoro occorre puntare sulla sua qualità: passare da un’economia della sussistenza – come fabbricazione e sfruttamento – ad un’economia dell’esistenza – produttrice, cioè, di saper-vivere e di saper-fare è la via per salvare e insieme. In una parola: Umanizzare il lavoro.

 

Gabriella Imperatore, FMA
gimperatore@cgfma.org

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