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Per una buona comunicazione

Nel modello di comunicazione classico, siamo abituati al fatto che un mittente invii un messaggio che verrà decodificato da un destinatario, che poi darà un feedback (ritorno). Questo schema di base è vissuto quotidianamente da ciascuno di noi. La logica delle tecnologie è questa: inviare e ricevere informazioni. È una logica naturale, anche un animale, come il cane quando viene addestrato, dopo aver ricevuto un comando dal suo proprietario, ripete il comportamento desiderato. Sembra molto semplice. Ma quando si parla di essere umano, non è possibile utilizzare la stessa logica stimolo-risposta. Di fronte all'informazione data, ogni persona ha la capacità di “discernere”.

Il discernimento

Il discernimento non è la ripetizione di un comportamento appreso da abitudini, tradizioni o schemi predefiniti. Come dice Papa Francesco, nell’Esortazione apostolica Gaudete et Exultate, il discernimento nasce dalla «predisposizione all’ascolto: il Signore, gli altri, la stessa realtà che non smette mai di sfidarci in modi nuovi».

In questo senso, la Parola di Dio è un elemento essenziale attraverso cui Dio ci parla e che funge da punto di riferimento per il nostro essere e agire. Ma questa non può essere una relazione intima; il discernimento richiede un’esperienza comunitaria, richiede confronto, dialogo e capacità di guardare il mondo da diversi punti di vista, oltre all’io stesso. Il discernimento parte dalla realtà vissuta, dal contesto in cui si è inseriti, dal mondo concreto che ci interroga, ci disinstalla e ci impegna.

Il discernimento perciò non è un’azione che si compie in un momento speciale per fare una grande scelta, ma una condizione esistenziale che accompagna l’essere umano in ogni momento della sua vita. In ogni momento è necessario discernere: ascoltare, analizzare, dialogare e fare piccole o grandi scelte. Qualsiasi azione che realizziamo, parola che diciamo o comportamento che manifestiamo dovrebbe essere il risultato del discernimento quotidiano.

 

“Sembra molto semplice. Ma quando si parla di un essere umano, non è possibile utilizzare la stessa logica stimolo-risposta. 
Di fronte all’informazione data, ogni persona ha la capacità di discernere”.

 

Compito educativo

Il mondo di oggi, segnato dall’accelerazione del tempo, dalla velocità e velocità dell’informazione, può oscurare quell’atteggiamento umano e fondamentalmente cristiano che è il discernimento. Lo sviluppo tecnologico e la diffusione dei mezzi di comunicazione non possono provocare nella persona atteggiamenti di individualismo, di “anestesia” e di lontananza dalla realtà. Il mondo dei media tende spesso a collocare l’essere umano in cicli chiusi, autoreferenziali ed estranei ai problemi concreti del mondo in cui viviamo.

In questo modo, coloro che hanno il compito di educare, più che di trasmettere la conoscenza, hanno bisogno di aiutare i giovani a sviluppare la capacità di discernimento. Le informazioni abbondano in tutti i media e in tutti i luoghi, ma la saggezza per discernere cosa farne, compiendo scelte consapevoli, è un esercizio fondamentale. Come ricorda Papa Francesco “il discernimento si fa sempre alla presenza del Signore, guardando i segni, ascoltando ciò che accade, nei sentimenti delle persone che conoscono il cammino umile dell’audacia quotidiana, e soprattutto dei poveri”. Una buona comunicazione parte da una matura capacità di discernimento.

 

 La capacità di discernere è una precondizione per vivere il profetismo cristiano nel mondo di oggi.

 

Educazione e comunicazione

Madre Mazzarello diceva molto semplicemente: «Studiando le lingue di questo mondo, studia anche il linguaggio dell’anima con Dio; ti insegnerà la scienza per diventare santo, l’unica vera scienza”. Nella realtà in cui viviamo, impariamo a padroneggiare molte lingue, questa è una condizione per vivere nel mondo mediatizzato. Abbiamo imparato a fotografare, fare video, modificare, pubblicare; ci adattiamo a diversi media e social network… Ma come possiamo fare una lettura sapienziale di tutto questo?

Come mai prima d’ora, occorre pensare all’educazione e alla comunicazione come elementi strettamente uniti. In quanto esseri relazionali quali siamo, è necessario uscire dall’unilateralismo di pensiero che ci chiude in circoli viziosi, in cui ognuno crea la propria verità. Solo attraverso il discernimento possiamo reinterpretare il mondo e dare un senso a tutto ciò che facciamo, diciamo e comunichiamo. La capacità di discernere è una precondizione per vivere il profetismo cristiano nel mondo di oggi. Tuttavia, il discernimento è possibile solo là dove c’è l’ascolto di Dio, dell’altro e della realtà. Siamo aperti alla grazia di Dio che rende possibile il passaggio dall’individualismo che ci chiude, al discernimento che ci apre alla novità e alla costruzione del Regno di Dio.

 

Marcia Koffermann, FMA 
marciak27@yahoo.com.br

 

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