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Giovani, salvate il Pianeta Terra

«L’amore che vi accomuna non richiede di essere solo osservatori attenti, ma costruttori attivi: costruttori di nazioni riconciliate e integrate, che diano vita a una società rinnovata; non protettrice di spazi, ma generatrice di incontri. Il mondo ha bisogno di incontrarsi» (Papa Francesco). Per costruire un futuro diverso e migliore, a partire dalla complessità del contesto attuale, non può bastare la conversione dei singoli. La conversione ecologica ha una dimensione comunitaria e sociale e coinvolge a tutti i livelli di relazione e di legame tra l’umanità e l’ambiente (Laudato sì’, 219).

Tra i giovani c’è una «forte e diffusa sensibilità per i temi ecologici e della sostenibilità (Documento Finale del Sinodo dei Vescovi, 2018). Facciamo abbastanza per la cura del Creato? I nostri stili di vita mirano alla semplicità e alla sostenibilità della casa comune?

I giovani sentono il bisogno di sollecitare la società civile alla difesa dell’ambiente. E la parola ambiente si coniuga bene con cambiamento. Sì, cambiamento di abitudini, del vivere quotidiano per realizzare un nuovo modo di abitare il mondo.

Bisogna partire dall’attenzione alle piccole cose, migliorare e correggere alcuni comportamenti sbagliati, perché il cambiamento non può che partire dalla persona. La cura del Creato non spetta a qualcuno che arrivi, è nelle mani dell’umanità, nei gesti quotidiani, nella voglia di creare un mondo migliore perché il futuro del pianeta appartiene all’umanità.

 

“La sfida ambientale che viviamo, e le sue radici umane, ci riguardano e ci toccano tutti” (Papa Francesco).

 

Salveranno la Terra

Che cosa possiamo fare per lasciare un segno e dare il nostro contributo alla causa verde? È così che sei giovani con poche manciate di anni, ma tanta forza, determinazione, grinta e saggezza danno voce al grido dei poveri e della terra. Parlano ai leaders mondiali, fanno sentire la loro voce forte e chiara, utilizzano la Rete, i Social per smuovere l’opinione pubblica e la politica, la Chiesa e il Mondo, affinché prendano provvedimenti e si occupi di questo pianeta. Le statistiche mondiali riportano che i bambini e i giovani sono il 30% della popolazione mondiale che dovrà affrontare gli impatti futuri dei cambiamenti climatici. Ed sono quelli che cambieranno le regole per farne di nuove: più sostenibili, responsabili e consapevoli.

Greta Thunberg, 15 anni e il coraggio di lottare contro l’indifferenza dei potenti per salvare il pianeta dal riscaldamento globale. Con coraggio e determinazione Greta ha fatto sentire la sua voce, alla quale si è unita quella di tanti giovani del Pianeta, per denunciare il degrado della terra, la deforestazione e l’inquinamento atmosferico. Al World Economic Forum di Davos (Svizzera), dal 22 al 25 gennaio 2020 ha detto: «Gli adulti continuano a dire “Dobbiamo dare speranza ai giovani”. Ma io non voglio la vostra speranza, voglio che sentiate la paura che io provo tutti i giorni. E voglio che interveniate, come se foste nel pieno di una crisi, come se la nostra casa stesse bruciando. Perché è così, la casa brucia».

Se noi piantiamo questi alberi, non risolviamo certo di colpo la crisi climatica. Ma possiamo contribuire all’eliminazione di un quarto delle emissioni inquinanti prodotte dall’uomo». Si chiama Felix Finkbeiner e a soli 9 anni, ispirandosi al Nobel per la Pace Wangari Muta Maathi, è riuscito a mettere in piedi un progetto di riforestazione globale ‒ 30 milioni di alberi in 30 paesi del mondo ‒ e a fondare l’Associazione, Plant for Planet, per tutelare e rafforzare le foreste della terra. Oggi, dopo la Laurea in Relazioni Internazionali a Londra, Felix continua i suoi studi in Svizzera, e lancia la campagna Trillion tree campaign con lo scopo di piantare un 3 milioni di alberi nei prossimi 30 anni per riforestare il pianeta.

«Tutte le forme di vita sono connesse. Tutti traiamo la vita dalla stessa terra e ci dissetiamo dalle stesse acque. Veder collassare il mondo davanti a me ha spinto a farmi avanti. Ciò che molte persone non hanno capito o semplicemente ignorano, è che il cambiamento climatico non è un problema del domani che non danneggia solo le calotte polari o che non innalza solo il livello degli oceani. È un problema che ci danneggia adesso, proprio qui e sarà sempre peggio. Molti giovani sono in prima linea in tutto il mondo, perché vedono il cambiamento climatico come una questione riguardante i diritti dell’uomo. Dobbiamo capire che quello che in ballo non è più ormai solo il pianeta o l’ambiente ma quello che c’è in ballo adesso è l’esistenza della mia generazione». Xiuhtezcatl Martinez, 15 anni, ha parlato al Vertice delle Nazioni Unite Rio + 20 a Rio de Janeiro, all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite a New York diventando un attivista per il cambiamento climatico. Oggi dirige la sezione dei giovani Earth Guardians, un’organizzazione di conservazione mondiale.

Nadia Sparkes, una studentessa inglese di 13 anni. Ogni giorno, lei si alza un’ora prima, inforca la sua bici dotata di un cestello e sulla strada che la porta a scuola raccoglie l’immondizia abbandonata. Il suo sembra un gesto piccolo, eppure ha immenso valore e dimostra una sensibilità ambientalista molto rara per una ragazza della sua età. Alcuni bulli hanno subito iniziato a prendere in giro Nadia per la sua raccolta di plastica, dandole il soprannome “Trash Girl”, ragazza spazzatura. Le prese in giro, però, non l’hanno mai fermata, anzi, l’hanno resa più forte e consapevole. Ha raccolto più di 1.100 litri di spazzatura, abbastanza da riempire quaranta bidoni della cucina, è diventata Ambasciatrice del WWF ed è riuscita a creare una rete di giovani ambientalisti che ora seguono il suo esempio.

Jaden Anthony, è un ragazzino americano di 11 anni che ha inventato un fumetto Kid Brooklyn, per raccontare ai bambini (e agli adulti) le questioni ambientali e sociali che oggi sfidano il mondo.  «Ho creato questo fumetto per far aprire gli occhi a bambini e adulti su questioni pericolose come il cambiamento climatico e il riscaldamento globale». 

«Signore e signori, discorsi e conferenze non risolveranno il problema, ma fare un discorso è più efficace». Timoci Naulusala, dodici anni, alla COP23 di Bonn in Germania, ha parlato di «villaggio globale» per far aprire gli occhi sull’impatto del cambiamento climatico e spiegando che “l gioco dell’attesa e della colpa” è finito.

«Giovani voi avete capito che “io posso” deve diventare “noi possiamo insieme”. Insieme è più bello e più efficace! Io posso, noi possiamo, insieme» (Papa Francesco ai partecipanti al “Children’s global summit”, Incontro internazionale dei Bambini del progetto “Yo Puedo” cioè “Io Posso” – Aula Paolo VI, Città del Vaticano – 30 novembre 2019).

E allora, Forza Giovani, il pianeta è nelle vostre mani! Tutto questo sta succedendo davvero e fra un certo numero di anni ci piacerebbe poter dire orgogliosi «C’eravamo anche noi!».

 

Gabriella Imperatore, FMA 
gimperatoreit@yahoo.it

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