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Porte aperte, spazio per lo Spirito

L'immagine della porta, nelle diverse tradizioni e religioni, ha un'ampia varietà di significati: passaggio da uno spazio all'altro, punto di accesso a diversi livelli. In alcune culture la porta aperta ha un significato simbolico al momento della nascita o della morte. L'India, la Persia, la Cina, l'Egitto e altri luoghi sacri in tutto il mondo hanno divinità o guardiani alle loro porte che ne facilitano l'accesso e fanno scoprire nuovi centri di luce e saggezza a chi li attraversa o permettono di raggiungere i punti cardinali, fonte di energia e illuminazione.

Nelle chiese e nelle cattedrali, la porta principale svolge un ruolo importante e la sua decorazione e architettura non è solo una grande opera d’arte. Per i cristiani è un segno di Colui che si è chiamato: ” Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo” (Gv 10,9).

Aprire la porta, far entrare l’aria nuova dello Spirito Santo è la sfida che Papa Francesco chiede a tutta la Chiesa in questo terzo millennio; diventare uno spazio aperto di vita e di comunione, di missione, di dinamismo, affinché “il nuovo” possa accadere.

Questa esperienza di entrare e uscire, di ordinare e pulire, di lasciare che la luce raggiunga tutti gli angoli della grande casa chiamata Chiesa, di rompere con le sicurezze, con ciò che si sa, con le risposte già note, è la sinodalità.

Tutti quelli che fanno parte della Chiesa sono in cammino; ma c’è una parte privilegiata di questo Popolo di Dio, che attende il suo momento di azione: i Laici, con la loro vocazione di battezzati e il loro modo unico e originale di estendere il Regno di Dio. Questi sono i principali attori alla base delle comunità educanti e attraverso di loro si comprende ancora di più il significato di essere pellegrini e missionari.

Per la teologa spagnola Cristina Inogés Saenz (laica cattolica), membro della Commissione metodologica del Sinodo 2023, è “l’ora dei laici“: “Siamo in un momento storico come laici: per la prima volta nella storia, un Papa vuole sapere cosa pensiamo e perché non siamo felici nella Chiesa come dovremmo. È la prima volta che abbiamo l’opportunità di dire veramente cosa vogliamo, ma non solo quale Chiesa vogliamo, ma quale Chiesa vogliamo essere. Perché siamo tutti Chiesa. E solo facendo una diagnosi, saremo tutti in grado di trovare delle soluzioni, che è quello che vuole Francesco“. (Intervista a Cristina Inogés, Rivista Ecclesia – ottobre 2021).

 

“Deve essere una chiesa così inclusiva che quando entri puoi fare un respiro profondo” (Cristina Inogés Saenz).

 

È il momento dei laici, di quella presenza innovatrice, di quell’accoglienza e di quell’ascolto pieni che permettono l’azione educativa evangelizzatrice, questo è l’obiettivo del Concilio Vaticano II, e ancora in corso. Quando sarà realizzato, si realizzerà uno dei sogni di Papa Francesco per la Chiesa: Il cammino della Chiesa è questo: incontrarsi, unirsi, ascoltarsi, discutere, pregare e decidere. E questo è l’appello sinodale della Chiesa, in cui si esprime la comunione della Chiesa(Francesco, Novità e resistenza. Meditazione durante la Messa a Santa Marta, 28 aprile 2016)

Questo cammino della Chiesa è una forma di democratizzazione, che si esprime nelle convocazioni e nelle consultazioni già tenute di fronte a grandi problematicità (Sinodo delle Famiglie, Sinodo dei Giovani, Sinodo dei Laici), ma anche nelle azioni che motivano una grande riforma ecclesiale espressa soprattutto nelle origini carismatiche e nelle risposte profetiche all’umanità sofferente. In questo cammino di comunione tutti sono interlocutori, come ha sottolineato il sacerdote e teologo Josep María Rovira nel libro Vaticano II: un Concilio per il terzo millennio: “L’anima della sinodalità consiste nella fiducia di tutti i membri della Chiesa – pastori e laici – che è possibile discutere con serenità e onestà ciascuno dei temi propri della missione ecclesiale, perché tutta la Chiesa sa e crede che la Parola di Dio la guida e che lo Spirito Santo la illumina affinché possa trovare il consenso nella linea della tradizione della fede” (J. M. Rovira, Vaticano II: un Concilio para el tercer milenio, BAC, Madrid 1997, 83).

“La presenza dei laici nella Famiglia Salesiana promuove la comunione carismatica nella fedeltà delle origini”. I Fondatori sono un esempio di legame stretto e fiducioso con coloro che camminano fianco a fianco in ogni presenza salesiana, e condividono vita e missione per la crescita umana e cristiana dei giovani.

Un’esperienza di apertura allo Spirito Santo che si manifesta in modi diversi per dare risposte concrete e allargare gli spazi di questa grande famiglia, dove ognuno ha un posto.

L’articolo 39 della Carta d’Identità Carismatica della Famiglia Salesiana di Don Bosco, che fa riferimento alla formazione condivisa, presenta un modo di vivere questa comunione: “Per imparare insieme è necessario soprattutto imparare a pensare insieme, perché c’è sempre il pericolo di ridurre l’altro al proprio punto di vista. Questo è possibile quando si supera la paura del confronto e della condivisione, quando ci si distacca da se stessi per concentrarsi sugli altri, quando ci si concentra sul bene in sé e non sulla propria affermazione, quando verità e carità sono unite. È inoltre necessario imparare a lavorare insieme, individuando modalità e strategie per una ricerca condivisa e un dialogo costruttivo. Sempre e comunque dobbiamo pregare insieme perché lo Spirito è la Luce della verità e il vincolo dell’unità, l’Ispiratore di tutto ciò che è buono, giusto e opportuno per il bene di ciascuno e del tutto”.

Promuovere la comunione, a partire dall’invito della Famiglia Salesiana, è una grande sfida, e non facile, affinché la sinodalità sia possibile in ogni presenza. È una sfida quotidiana, un appello allo Spirito Santo, il grande maestro di saggezza, per imparare a discernere e a fare le scelte migliori.

Sono 150 anni di sogni e di realtà carismatica, e sicuramente c’è ancora molto da vivere! Con questa certezza, bisogna dare spazio nelle comunità educanti ai laici, riporre in loro con fiducia e affetto il tesoro più grande che è il carisma, formarsi insieme, uscire insieme verso le periferie, fianco a fianco, moltiplicando la speranza.

Spalancare le porte, fare un respiro profondo nelle comunità, perché tanta è la gioia di stare insieme e di far dimorare lo Spirito Santo in mezzo ai giovani.

 

Maria Baffundo, FMA

hmariab@gmail.com

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