L’educazione come via della pace

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In un mondo caratterizzato da conflitti, disuguaglianze e tensioni sociali, l’educazione dei giovani alla pace emerge come una delle necessità più urgenti e significative del nostro tempo. Educare non significa solo trasmettere nozioni di tolleranza e rispetto, ma anche proporre la creazione di una cultura di pace che promuova la comprensione reciproca dell’altro, l’empatia e la risoluzione pacifica delle guerre. Investire nell’educazione alla pace significa preparare le nuove generazioni a diventare cittadini consapevoli e attivi, in grado di affrontare le sfide globali con un approccio costruttivo.

Il famosissimo tenore italiano Andrea Bocelli, ospite all’evento Empowering youth through music al Palazzo di Vetro dell’Onu, ha detto che: «Noi auspichiamo un esercito di soldati di pace che lottino per la pace con strumenti di pace e, in questo senso, la musica può avere una funzione importante». La relazione tra musica, educazione e pace è complessa ma allo stesso tempo profonda, poiché ciascuno di questi elementi si nutre e si rafforza reciprocamente. La musica, con la sua universalità e il suo potere emotivo, può fungere da ponte per la costruzione di una cultura di pace, mentre l’educazione svolge un ruolo cruciale nel trasmettere e diffondere questi messaggi.

Il mondo che vorremmo

Laura Pausini ha girato il mondo con canzoni che parlano di amore, solidarietà e unione. Già nel 1996 all’apice del suo successo mondiale ha scritto il testo della canzone Il mondo che vorrei a favore dell’Unicef che trasmette un senso di speranza. Laura esprime il sogno di un mondo ideale, in cui le persone possono vivere in armonia e senza paura. Questo desiderio incoraggia l’ascoltatore a riflettere su ciò che vorrebbe cambiare nella propria vita e nel mondo:

«Quante volte ci ho pensato su.
Il mio mondo sta cadendo giù.
Dentro un mare pieno di follie: ipocrisie.
Quante volte avrei voluto anch’io aiutare questo mondo mio per tutti quelli che stanno soffrendo come te.
Il mondo che vorrei avrebbe mille cuori.
Per battere di più avrebbe mille amori.
Il mondo che vorrei avrebbe mille mani e mille braccia per i bimbi del domani che coi loro occhi chiedono di più: salvali anche tu.
Il mondo che vorrei ci sparerebbe fiori.
Non sentiremo più il suono dei cannoni.
Il mondo che vorrei farebbe più giustizia per tutti quelli che la guerra l’hanno vista e coi loro occhi chiedono di più: salvali anche tu.»

La canzone invita a riflettere sui valori fondamentali di pace e giustizia, incoraggiando tutti a contribuire al cambiamento per un futuro migliore.

La canzone Pace, scritta dalla cantautrice Amara e cantata assieme a Paolo Vallesi, non ha avuto il successo che meritava. Esprime la necessità di una pace che sia una realtà concreta, non solo un ideale astratto. L’artista sottolinea l’importanza di lavorare e impegnarsi attivamente tramite l’educazione per costruire un ambiente pacifico, lontano da conflitti e tensioni.

«Arriveranno giorni da vivere d’un fiato.
Un tempo che nel tempo non sarà dimenticato.
Arriverà il silenzio, silenzio che non tace.
Ritornerà il coraggio, ritroveremo pace.
Pace, in nome dell’amore e della libertà.
La pace, per ritornare a dare un senso a questa umanità.
La pace, la pace.
Ritorneranno i giorni, le notti di speranza.
Avremo amore in petto e non potremo stare senza.
Saremo i nostri giorni da vivere in un fiato.
Ritornerà il coraggio, ritroveremo pace.
Dov’è finito il buon senso, il senso buono delle cose? Chi ha spento il fuoco della speranza?
La speranza è la voce dell’infinito che ci guida verso la salvezza.
Siamo noi la vita. Siamo noi il coraggio. Siamo noi la pace.»

Educare vuol dire crescere

Incorporare la musica nell’educazione alla pace non solo rende l’apprendimento più coinvolgente, ma stimola anche la creatività degli studenti. Attività musicali che coinvolgono la scrittura di canzoni o la partecipazione a performance collettive possono favorire il lavoro di squadra e la costruzione di relazioni positive. Inoltre, la musica può servire come un linguaggio comune, capace di superare le barriere linguistiche e culturali, unendo le persone nella condivisione di esperienze e sentimenti. Un esempio è la vita della cantante e attrice Andra Day, nata nel 1984, che ha affrontato diverse sfide nella sua esistenza. Cresciuta in una famiglia che ha vissuto momenti difficili, tante situazioni hanno messo alla prova la sua forza e determinazione. La sua gioventù è stata segnata da battaglie con l’insicurezza e la ricerca della sua identità, elementi che rappresentano la lotta universale di molte persone nel trovare il proprio posto nel mondo. Il frutto è stata la canzone Rise up, una celebrazione della capacità di sollevarsi di fronte alle avversità, di rialzarsi dopo una caduta, di continuare a lottare. È un messaggio che risuona nel profondo di chiunque stia affrontando difficoltà e ricercando la pace nel cuore.

«Sei distrutto e stanco di vivere la vita su una giostra.
E non riesci a trovare il combattente ma io lo vedo in te, quindi ce la faremo.
E sposteremo le montagne, ce la faremo.
E mi rialzerò. Mi rialzerò come il giorno.
Mi rialzerò senza paura.
Mi rialzerò e lo farò mille volte di nuovo.
E mi rialzerò alto come le onde.
Mi rialzerò nonostante il dolore.
Mi rialzerò e lo farò mille volte di nuovo per te.
Quando il silenzio non è calmo e sembra che stia diventando difficile respirare.
So che ti senti come se stessi morendo ma ti prometto che metteremo il mondo in piedi e sposteremo le montagne.»

La voce della cantante sottolinea l’importanza del supporto della comunità, infatti la canzone è diventata un simbolo di resilienza in momenti di crisi, quando si cerca un faro di speranza nella vita.

La sinergia tra musica, pace ed educazione rappresenta un’opportunità formidabile per costruire un futuro più armonioso e pacifico. Investire in programmi educativi che integrano la musica come strumento di educazione alla pace non solo arricchisce il percorso formativo dei giovani, ma contribuisce anche a costruire comunità più coese e rispettose.

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