“Siamo felici?”
“I nove doni”, scritto da Giovanni Allevi, noto compositore e pianista, è un libro che va al di là del racconto biografico. Il viaggio interiore nel quale l’autore ci conduce ha il suo inizio nella personale esperienza della malattia, il mieloma, la quale cambia drasticamente la sua percezione del mondo e della felicità.

Immersi nella frenesia dell’esistenza, dimentichiamo di chiederci: “Nel turbine della vita, siamo felici?”, analogamente ad Allevi prima della malattia. L’arrivo del mieloma sconvolge ogni sua certezza, lo costringe a confrontarsi con la fragilità fisica, con la precarietà dell’esistenza, ma Giovanni riesce a trasformare il dolore in una fonte di crescita personale, a mantenere lo sguardo rivolto verso ciò che è positivo, verso “fiori” che rappresentano i piccoli, grandi splendori della vita: nove specialissimi doni. Sono lezioni di vita, consapevolezze che Allevi matura nel corso del suo lungo e doloroso percorso terapeutico. Uno dei doni più preziosi è la libertà dal giudizio altrui, una liberazione dal peso dell’opinione degli altri; il tema è centrale, l’autore invita a coltivare l’autenticità e ad abbracciare la nostra vera essenza senza paura di essere giudicati. “I nove doni” non è semplicemente la narrazione di una malattia e della sua lotta per la sopravvivenza: è una testimonianza sincera e toccante della resilienza umana e della capacità di trovare significato e bellezza anche nelle circostanze più difficili. Allevi non si limita a raccontare la sua esperienza: propone una riflessione filosofica sulla vita e sulla felicità suggerendo un nuovo modo di affrontare le difficoltà, con uno sguardo rivolto verso l’interno ed un’accettazione del proprio essere fragile in quanto, afferma, “non bisogna mai avere paura di mostrare la propria fragilità, avere pudore per la sofferenza che accomuna tutti gli esseri umani. Il nocciolo dell’umanità è l’essere imperfetti. Basta con la perfezione! Noi siamo esseri imperfetti e per questo straordinariamente belli! Accettare la propria fragilità non come un segno di debolezza, ma come una parte essenziale della condizione umana”.
“La fragilità è la nostra forza in un mondo trascinato dalla ragione verso la competizione estrema”.
Il libro tocca profondamente il cuore e l’anima, offre ispirazione e speranza attraverso il percorso di dolore e guarigione dell’autore il quale mostra che la felicità non è un traguardo lontano ma qualcosa che possiamo trovare dentro di noi, soprattutto nei momenti più difficili, solo se impariamo a vedere ed accogliere i doni che la vita ci offre.
Riparato con l’oro
Il libro non è la storia di una malattia: è una testimonianza, è la proposta di un modo nuovo per guardare la vita abbracciando sé stessi e la propria umana imperfezione. Quando gli ostacoli sembrano invalicabili la via verso una più compiuta felicità esiste e su questa strada ci sono doni da scoprire, è allora che, sostiene Allevi, si può risplendere “come un vaso kintsugi restaurato con l’oro”, secondo la tradizionale arte giapponese di riparare la ceramica rotta con l’oro che rende l’oggetto ancora più bello e prezioso. È un’immagine che simboleggia perfettamente il messaggio del libro: “le nostre ferite e le nostre cicatrici non ci rendono meno degni o forti ma, al contrario, ci arricchiscono e ci fanno risplendere di una luce nuova”.
“Quando tutto crolla e resta in piedi solo l’essenziale, il giudizio che riceviamo dall’esterno non conta più”.
“I nove doni” è composto da poche pagine ma necessita di essere letto con mente e cuore aperti, con la capacità di far sedimentare dentro di sé l’autentico significato di ogni riga; richiede l’attitudine ad un ascolto attivo del cuore, all’empatia, all’intelligenza emotiva di saper mettere in discussione la propria visione del mondo per rinascere, ma ogni vera fioritura è possibile se si crede che le apparenze non siano tutte nella vita, inoltre ha bisogno di tempo perché “ciò che è bello si fa sempre attendere, mentre ciò che di bello arriva subito, subito se ne va”
