Non posso far altro che ringraziare Dio per ciò che ho vissuto, perché questi giorni sono stati un dono immenso. Prima di partire, avevo qualche dubbio. Tuttavia, una volta lì, sento che ogni momento è stato un’opportunità per imparare, condividere, gioire… e soprattutto, per dire “ora so perché sono qui”. Questi giorni, durante i quali ho potuto condividere esperienze e testimonianze con così tante persone, sono stati la piccola spinta di cui avevo bisogno, sia a livello personale che di fede.
Sono rimasta molto colpita dal fatto di non essere l’unica a sentirmi così. In questi giorni, è diventato evidente il numero di giovani che cercano Dio nella loro vita quotidiana, che hanno bisogno di Lui. Dalla Messa di apertura che abbiamo condiviso con tante persone da tutto il mondo, dove abbiamo visto il Papa per la prima volta, alla veglia dell’ultima sera in cui più di 300.000 persone sono passate dalla celebrazione e dal canto al silenzio e alla preghiera, passando per l’incontro con Madre Chiara, la visita a Carlo Acutis e San Francesco d’Assisi, il raduno degli spagnoli in Piazza San Pietro dove abbiamo ascoltato le testimonianze di diversi giovani… in tutti questi momenti, abbiamo potuto sperimentare la gioia della fede condivisa, che credo sia una delle cose più belle che abbiamo.
Il motto del Giubileo non poteva essere scelto meglio: siamo pellegrini di speranza, abbiamo la missione di portare al mondo il messaggio di una Chiesa viva, vicina, giovane, gioiosa… che è speranza in questo mondo che ne ha tanto bisogno. Come disse Papa Leone a Tor Vergata: “Dovete continuare a portare speranza a tutti”. Siamo stati fortunati ad aver potuto vivere questa esperienza a Roma, e ora tocca a noi condividerla con gli altri.
Auxi Coca

È stato bellissimo vedere migliaia di giovani come me camminare uniti come Chiesa, con gli occhi fissi su Cristo, la nostra vera speranza. Tutti con il fermo desiderio di mostrare al mondo intero che chi confida veramente in Dio non rimane mai deluso.
Sono stati giorni molto intensi che mi hanno permesso di avvicinarmi di più a Dio, riconoscendo con umiltà i miei errori e lasciandomi toccare dalla sua misericordia. Inoltre, ho avuto l’opportunità di vivere molti momenti con diversi giovani provenienti da diverse realtà della Chiesa.
Non dimenticherò mai un momento di preghiera davanti al quadro di Maria Ausiliatrice nella Basilica del Sacro Cuore. Che Lei continui a proteggerci sotto il suo manto, specialmente in quei momenti in cui la vita diventa difficile.
Mi ha colpito molto anche il momento di preghiera davanti alla Croce di San Damiano ad Assisi. Un promemoria che Dio è nell’ordinario. Non è necessario che accada qualcosa di straordinario per vivere il Vangelo. Basta vivere con semplicità, servizio e amore.
Un altro momento molto intenso è stata la veglia di preghiera a Tor Vergata. Papa Leone XIV ci ha invitato a riflettere sul modo in cui viviamo, a non accontentarci, a cercare la giustizia e a servire i poveri. Ci ha ricordato che adorare Cristo nel Santissimo Sacramento è fonte di vita eterna e che, in quanto giovani, siamo chiamati a studiare, lavorare e amare seguendo Gesù, il Maestro che non ci lascia mai soli.
L’Eucaristia dell’Incontro degli Spagnoli in Piazza San Pietro è stato un altro dono. Vedere così tanti giovani spagnoli riuniti lì è stato impressionante. Monsignor Luis Argüello ci ha invitato a lasciarci trasformare dal Signore, ad essere strumenti di pace in un mondo che a volte sembra in preda al caos. Mi sono sentita parte di qualcosa di più grande, parte di una Chiesa viva, giovane, in cammino.
Infine, la visita alla Casa Generalizia delle FMA è stata un momento molto speciale. Condividere con il Consiglio Generale, ricordare le origini delle Salesiane e ascoltare tante storie di fedeltà e dedizione mi ha fatto apprezzare profondamente ciò che tante suore hanno fatto e continuano a fare per i giovani dal 1872.
Torno a Tenerife con rinnovate forze per continuare a camminare con Gesù, portando il suo amore e la speranza nella mia comunità, nella mia casa e, soprattutto, tra i bambini e i giovani che accompagno ogni giorno.
Carlos Darias

Il giubileo è stato per me un’esperienza che non fa altro che confermare il bisogno che i giovani di oggi hanno della presenza di Dio nella loro vita.
Il pellegrinaggio a Roma di tanti giovani provenienti da tutto il mondo con l’unico scopo di testimoniare la Misericordia del Signore è la prova più concreta che il suo amore vive più che mai in ciascuno di noi.
Oggi, in un mondo in cui la Chiesa come istituzione viene messa in discussione, scopriamo in eventi come questi che la Chiesa non è solo un edificio, ma l’unione di molte comunità, movimenti e realtà diverse che cercano la felicità nell’incontro con Cristo.
Tutto ciò che ho vissuto non lo conservo in un cassetto, lo porto tatuato sulla fronte per essere, nella mia realtà, fiamma viva della speranza di sapere che il messaggio d’amore è una certezza nei giovani di oggi.
Lucia Baena

Partecipare al Giubileo è stata un’esperienza profondamente trasformante, difficile da esprimere a parole… Fin dal primo momento ho sentito la presenza viva di Dio, non solo nei momenti di preghiera, ma in ogni volto, in ogni abbraccio, in ogni gesto di sincero amore condiviso tra i giovani di tutto il mondo.
Il Salmo 23 risuonava nel mio cuore: «Il Signore è il mio pastore, non manco di nulla…». Perché Lui mi fa sentire che grazie al suo amore nulla è impossibile e che molti bisogni che si presentano nella nostra vita quotidiana possono essere soddisfatti solo con il suo amore. Quando abbiamo il suo amore e la sua presenza, non ci manca nient’altro… E davvero, in questo incontro, non ci è mancato nulla: né speranza, né gioia, né senso…
In mezzo a una folla che superava il milione di persone, il silenzio a Tor Vergata era come un sussurro dal cielo. Non era vuoto, era pienezza. Un silenzio pieno di fede, emozione e preghiera silenziosa. Lì ho capito che l’anima può parlare senza parole e che Dio abbraccia non con le mani, ma con la pace.
Ho visto tanti giovani alla ricerca della stessa cosa: amore, unione, senso, appartenenza… In quel cammino comune ho capito che siamo una grande famiglia, in pellegrinaggio insieme.
Mi ha commosso conoscere la testimonianza di persone come Carlos Acutis, che con la sua vita semplice ma intensa ha dimostrato che la santità è possibile nella quotidianità. Il suo esempio mi ha ricordato che l’amore autentico si vive nelle cose semplici: l’Eucaristia, la carità, la dedizione.
Allo stesso modo, mi ha affascinato una frase citata da Papa Leone XIV: «Tu ci hai creati per te e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te». E in quel preciso istante ho capito davvero che Dio ha un piano per ciascuno di noi. Infatti, nel momento in cui troviamo la strada per cui il Signore ci ha creati, la nostra anima riposerà in pace, potendo così compiere la sua volontà.
Sono uscita da questo Giubileo con l’anima rinnovata, con il cuore abbracciato da Dio e con una certezza: la speranza non delude, è costruita su un amore che non cambia. Siamo molti, siamo uno, e Dio è presente tra noi.
Il Giubileo non è finito quando ci siamo salutati né quando siamo tornati a casa. Rimarrà vivo, pulsando dentro di noi, ricordandoci che non siamo soli, che facciamo parte di una famiglia più grande: la Chiesa.
L’amore di Dio, che ho sentito con tanta forza, e il suo riflesso in tutte le persone e nei momenti condivisi, mi spingono ora a vivere con più fede, a essere testimone di speranza e a seguire l’esempio di coloro che, come Carlos Acutis, hanno vissuto la santità nell’ordinario.
Asun Martin