Imparare ad essere felici

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“Conosciamo il potere trasformante dell’educazione: educare è scommettere e dare al presente la speranza che rompe i determinismi e i fatalismi con cui l'egoismo del forte, il conformismo del debole e l'ideologia dell'utopista vogliono imporsi tante volte come unica strada possibile”.
Papa Francesco - Patto Educativo Globale, 20 ottobre 2020

Chiunque navighi conosce l’importanza di queste costruzioni che si ergono maestose sulle rocce accompagnando la storia dell’umanità. La più antica conosciuta è quella greca, costruita nel 280 a.C. sull’isola di Pharos, di fronte alla città di Alessandria. Una struttura alta 134 metri, riconosciuta come una delle sette grandi meraviglie del mondo antico. In cima, un grande falò indicava la strada di casa ed era un segnale sicuro della posizione. Oggi, la luce lampeggiante di un faro ha cambiato fonte di energia: dall’olio di balena, al cherosene e al gas, siamo passati al diesel, all’energia eolica e solare, ma ciò che non è cambiato è lo scopo: essere un compagno nel viaggio verso casa.

È vero, agli esperti navigatori dell’antichità bastavano il sole e le stelle, saper leggere le mappe e usare correttamente la bussola o l’astrolabio; oggi, i radar e il GPS facilitano la navigazione e la rendono molto affidabile.

Ma cosa succede durante una bufera? Come facciamo a trovare la strada in mezzo alla tempesta e alle onde che investono la nostra nave? Come manteniamo viva la speranza di raggiungere un porto sicuro? Tra la paura, l’angoscia di non vedere, il senso di impotenza di fronte alla forza della natura, intravedere la luce di un faro calma e fa ritrovare la speranza. È la sua luce che ci guida, che ci permette di vedere oltre, che ci svela non solo le difficoltà, ma anche le possibilità di andare avanti; è la sua luce che resiste a ogni intemperia e rimane salda e silenziosa in mezzo all’oscurità, pronta a guidare chi si è smarrito.

Perché tutto questo preambolo? Sento che così, come un faro, è oggi la nostra esperienza di educatori. L’educazione, che ha un solo obiettivo primario: insegnare ad essere felici!

Conosciamo molte definizioni di educazione, conosciamo teorici ed esperti educatori, abbiamo l’esperienza del nostro Sistema Preventivo, ognuno di noi può sviluppare la propria. Da parte mia, concordo con questa definizione molto semplice: l’educazione è la formazione integrale della persona, che sviluppa la sua fede e i suoi valori, per diventare cittadini responsabili, critici e partecipativi che possano effettivamente umanizzare il mondo e la storia1. O come più semplicemente lo ha sognato e realizzato Don Bosco: Formare buoni cristiani e onesti cittadini.

Ma il punto finale è lo stesso: la piena felicità della persona. Noi, come educatori cristiani, dobbiamo accompagnare i nostri bambini, adolescenti e giovani in questo cammino, alimentare la speranza che sia possibile raggiungere la meta, essere presenti nella loro vita per sostenerli nei momenti di scoraggiamento e difficoltà, in definitiva essere quel faro che nel mare della vita indica il porto sicuro.

Oggi, nel mare tempestoso della realtà, che ci costringe a competere per eccellere, a essere vincitori senza curarci di chi rimane indietro, a dare priorità alla tecnologia e alla scienza, a pensare che prima di tutto ci sono “io”, che tutto ciò che viene dall’esterno (denaro, moda, fama, piacere, like, applausi) mi darà potere e mi renderà il migliore. I nostri giovani sono pieni di queste sensazioni effimere, ma vuote e prive di senso. Educare significa insegnare che essere felici non è lo stesso che fare felici, perché quella felicità la troviamo solo se apriamo la porta del nostro essere dall’interno, non viene dall’esterno.

Educare il cuore darà senso a questa navigazione, perché è lì il luogo dove ci vediamo per come siamo, con le nostre possibilità e i nostri limiti, e dove nascono i sogni del futuro. Educare le emozioni, i sentimenti, in relazioni interpersonali profonde, libere, che rendano possibile quell’incontro con il proprio cuore e le sue tempeste, ma che non si senta mai solo…

Educare significa, nella sua forma più profonda, accompagnare nel cammino verso la felicità. Non si tratta di imporre regole o di saturare la mente con informazioni, ma piuttosto di guidare con tenerezza e rispetto il bambino o il giovane affinché scopra chi è chiamato ad essere: una persona unica, irripetibile, con le sue luci e le sue ombre, ma anche con un immenso potenziale da sviluppare. La vera educazione non forma stampi, ma coltiva radici, affinché ogni essere umano cresca libero, consapevole e realizzato.

Essere un faro significa essere quell’educatore in mezzo al mare dei nostri giovani, presenza discreta e familiare, che accompagna e non impone, che testimonia ed è dono; e che nella tempesta è capace di guidare, indicare la strada e risvegliare in ciascuno la capacità di essere resiliente con la propria vita, con la propria storia e di continuare a navigare verso il proprio porto.

Non mi viene in mente proposta migliore che continuare ad approfondire la lettera di Don Bosco del 10 maggio 1884 e riscriverla a partire dalle nostre realtà, per comprendere insieme il profondo significato della “presenza educativa” nella vita e soprattutto nel cuore dei nostri giovani.

Nel 2017 Papa Francesco ha tenuto un ciclo di 38 catechesi dedicate alla Speranza, una delle quali, Educare alla speranza, è un invito personalizzato rivolto a ogni educatore. Ne riporto un frammento, che può servire come sfida, preghiera e realtà nella vita di chiunque svolga questa missione:

E soprattutto, sogna! Non avere paura di sognare. Sogna! Sogna un mondo che ancora non si vede, ma che di certo arriverà. La speranza ci porta a credere all’esistenza di una creazione che si estende fino al suo compimento definitivo, quando Dio sarà tutto in tutti. Gli uomini capaci di immaginazione hanno regalato all’uomo scoperte scientifiche e tecnologiche. Hanno solcato gli oceani, hanno calcato terre che nessuno aveva calpestato mai. Gli uomini che hanno coltivato speranze sono anche quelli che hanno vinto la schiavitù, e portato migliori condizioni di vita su questa terra. Pensate a questi uomini2.

Faro dell’isola di Pharos, nel porto della città di Alessandria, in funzione fino al XIV secolo, quando fu distrutto da due terremoti. Considerato una delle sette meraviglie del mondo, una delle più avanzate ed efficaci realizzazioni della tecnologia ellenistica.

  1. Papa Francesco, Patto Educativo Globale, 20 ottobre 2020 ↩︎
  2. Papa Francesco – Udienza Generale – Mercoledì 20 settembre 2017 ↩︎

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