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Venerdì, 27 Ottobre 2023 07:44

Per uno stile di vita di sobrietà e mitezza: la povertà evangelica

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«Non c’è futuro per chi non si preoccupa del bene comune»: così recita uno dei principi centrali dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. E Papa Francesco di fronte all’attuale crisi in cui versa la nostra casa comune, lancia alla Chiesa e al mondo la sfida dell’ecologia integrale e della conversione ecologica come impegno concreto per salvare e custodire la terra.

È l’intera umanità che è chiamata a mettersi in gioco per intraprendere in tempi rapidi un nuovo modello di sviluppo che riesca a coniugare insieme crescita economica, diritti sociali e tutela dell’ambiente. E ciò non solo per la sopravvivenza del pianeta ma anche per il futuro delle nuove generazioni perché possano superare la crisi della povertà sociale ed economica, sì da riuscire a realizzare ugualmente i loro sogni sviluppando nuove progettualità personali e professionali. Da qui l’interrogativo: «Che tipo di mondo desideriamo trasmettere a coloro che verranno dopo di noi, ai bambini che stanno crescendo? Questa domanda non riguarda solo l’ambiente in modo isolato […]. Quando ci interroghiamo circa il mondo che vogliamo lasciare ci riferiamo soprattutto al suo orientamento generale, al suo senso, ai suoi valori. […] Pertanto, non basta più dire che dobbiamo preoccuparci per le future generazioni. Occorre rendersi conto che quello che c’è in gioco è la dignità di noi stessi. Siamo noi i primi interessati a trasmettere un pianeta abitabile per l’umanità che verrà dopo di noi» (LS 160).
L’eliminazione della povertà, delle disuguaglianze di ogni tipo, la cura della salute per tutti, il lavoro dignitoso e la tutela dell’ambiente costituiscono degli obiettivi prioritari e urgenti per la costruzione di un futuro sostenibile.
 
Interpellati a un cambiamento radicale e profondo
L’attualità e l’urgenza di queste istanze interpellano profondamente anche le nostre comunità che in comunione con tutta la Chiesa si sono incamminate con determinazione sulla strada della custodia e dello sviluppo sostenibile, per salvare il pianeta divenuto preda di un’economia impazzita e di un progresso che sta conducendo inesorabilmente all’autodistruzione, innanzitutto a motivo del riscaldamento climatico giunto ai massimi limiti di resistenza.
L’urgenza di una conversione radicale, di un cambiamento di rotta ci pone dinanzi alla consapevolezza che non abbiamo molto tempo disponibile: ormai sembra già troppo tardi!
A fronte della gravità della situazione, Francesco sollecita la Chiesa e l’umanità a promuovere «lo sviluppo di nuove convinzioni, nuovi atteggiamenti e stili di vita» (LS 202). Ciò comporta lo sforzo di avviare con più determinazione e saggezza dei percorsi educativi e formativi che lentamente riusciranno a costruire una mentalità e contribuiranno a elaborare un nuovo modello di sviluppo, centrato sulla sostenibilità (sociale, ambientale, umana) e la partecipazione di tutti. «La crisi ecologica è un emergere o una manifestazione esterna della crisi etica, culturale e spirituale della modernità» (LS 119). Urge, perciò, mettere al centro della complessa questione ambientale un lavoro di educazione e di rieducazione dell’umano.
La risposta ai problemi dell’ambiente richiede non delle soluzioni a fiato corto o riduttive, quasi una sorta di risposta emotiva alla crisi, ma una “coraggiosa rivoluzione culturale”, che coinvolga i rapporti dell’uomo con se stesso, con la natura, con la società e con Dio: «non possiamo illuderci di risanare la nostra relazione con la natura e l’ambiente senza risanare tutte le relazioni umane fondamentali» (LS 114).
 
Il percorso ecologico di chi vive la sequela di Gesù
Come si pone la vita consacrata dinanzi a tale emergenza? Senza voler escludere altre modalità di impegno, è importante riflettere sulle sfide della formazione dinanzi al compito di avviare percorsi di educazione ecologica, non solo per i giovani ma per tutti i consacrati, chiamati a seguire Gesù mediante i consigli evangelici, in un momento storico e in un contesto che invoca con urgenza una vera educazione ecologica che porti allo sviluppo di nuove convinzioni, nuovi atteggiamenti, nuovi stili di vita e di relazioni. La direzione di questi cambiamenti e di tale conversione per noi si ritrova nel vivere in pienezza i consigli evangelici di castità, povertà e obbedienza. I voti religiosi, infatti, considerati in chiave relazionale offrono la possibilità di un percorso ecologico che trova il suo punto di partenza in un cammino di libertà interiore, di unificazione personale e di maturazione delle motivazioni che alimentano la passione e la cura, la dedizione e il rispetto, la semplicità e la sobrietà di vita, la mitezza e la fraternità, la condivisione e la ricchezza di umanità.
La pienezza dell’umano a cui conduce la professione dei consigli evangelici passa attraverso processi di progressiva liberazione e autenticazione che diventano segno tangibile di maturità umana e di ricchezza per la società che potrà disporre di uomini e donne portatori di saggezza, perché vivono serenamente in relazione con il mondo naturale e sanno formare altri a riprogettare tale relazione col creato nella direzione di un abitare con saggezza la terra, di saperla custodire con armonia.
I processi di cambiamento che si attuano nel vivere i voti religiosi esigono cammini di purificazione e di conversione spirituale, mediante l’esercizio di un’ascesi che è sempre liberante. La libertà da tutti quegli impedimenti che rendono la persona schiava dell’orgoglio e del narcisismo autoreferenziale, condizionata nelle sue scelte da bisogni di possesso e di potere sulle cose e sulle persone, conduce all’armonia interiore e alla riconciliazione con se stessi, con gli altri, con Dio e con la natura. Ciò coincide con il cammino di conversione ecologica che non è solo individuale ma anche comunitario, offrendo così una testimonianza significativa a tutta l’umanità. Essa «comporta vari atteggiamenti che si coniugano per attivare una cura generosa e piena di tenerezza. [..] Implica gratitudine e gratuità, vale a dire un riconoscimento del mondo come dono ricevuto dall’amore del Padre, che provoca come conseguenza disposizioni gratuite di rinuncia e gesti generosi anche se nessuno li vede o li riconosce» (LS 220).
 
Sobrietà e mitezza come stile di vita e di relazioni
Tra i consigli evangelici quello che più di tutti gli altri permette di percorrere sentieri di maturità ecologica è la povertà evangelica, che proprio in ragione del collegamento ai binomi potere/possesso, ricchezza/povertà, rappresenta l’ambito della vita consacrata che è maggiormente solidale con la storia, generando uno stile di vita e di relazioni improntato alla sobrietà e alla mitezza, alla condivisione e alla sostenibilità.
La povertà evangelica libera dalla logica dell’avere, del possesso e del potere, orientando verso una dipendenza radicale e profonda da Dio, fonte di autentica libertà interiore. Dio diviene sempre più l’unica ricchezza: il resto è tutto relativo. Ne deriva un senso di distacco che non è frustrante ‘mancanza di’, ma beatitudine, gioia di condividere, perché niente ci appartiene e l’impegno per la liberazione dei poveri e degli oppressi ne è una logica conseguenza. 
La povertà evangelica, liberamente scelta e vissuta, sollecita a cambiare stili e abitudini di vita, contro ogni atteggiamento borghese, consumistico o strumentalizzante. Conduce a una sobrietà di vita che si alimenta di gratuità attingendo la sua sorgente nell’amore di Dio e che poi si fa condivisione e solidarietà con gli altri e con il mondo. 
L’esperienza del voto di povertà aiuta a superare lo spirito di dominio o possesso sulle cose e sulle persone e rende particolarmente libero il cuore dal desiderio di onnipotenza proprio del narcisismo che si annida sotto diverse forme in ogni azione o motivazione. Ne deriva una trasparenza interiore ed esteriore, il gusto della bellezza del creato e lo stupore contemplativo di fronte alle sue meraviglie, un forte senso di rispetto nell’uso delle risorse naturali e di responsabilità nei confronti delle future generazioni e di chi è sfortunato o emarginato da diverse forme di disagio e povertà.
In conclusione, l’esperienza della sequela mediante la povertà evangelica percorre sentieri di maturità, generando autentici processi di liberazione: rende liberi da..., dall'avere e dai possessi, dal potere e dall'orgoglio, dall'amore egoistico e possessivo, dall'anarchia dei desideri, da ciò che a livello di bisogni, energie e risorse si presenta ambivalente o negativo. Per questo i voti religiosi, quando sono vissuti nel segno di un'esistenza libera perché liberata generano gioia ed entusiasmo, come profezia di una vita significativa. 
Prenderne sempre più consapevolezza è una sfida e un compito che richiede il coraggio di una svolta radicale. Uno stile di vita profetico e contemplativo, audace e operativo, sobrio e nello stesso tempo ricco e consistente è il cammino che Dio si aspetta da noi e l’impegno che la Chiesa sollecita e incoraggia con forza.
Pina Del Core, FMA
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