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Domenica, 28 Maggio 2017 11:06

Dal giudizio alla misericordia

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Nel comune conversare ricorrono espressioni come: la tale dovrebbe essere più rispettosa, il tale dovrebbe essere più onesto, i genitori, gli studenti, i politici e altri dovrebbero. E nei dovrebbero, spesso, è incluso anche il giudizio e la condanna.

 

Nella normale convivenza

I verbi dovrebbe, dovrebbero si riferiscono alle leggi, alle usanze dell’ambiente e dell’istituzione in cui si vive. Le leggi sono punti di riferimento necessari per la convivenza civile, la cooperazione, il controllo dell’arbitrio e della violenza. Danno indicazioni precise sui diritti e doveri di ciascuno, su ciò che è giusto e ingiusto. Esse, però, se assolutizzate, possono diventare schiavizzanti e anche bloccare lo sviluppo della coscienza morale allo stadio del giusto e dell’ingiusto, del giudizio e della condanna.
Papa Francesco, nella Bolla Misericordiae Vultus, afferma: «La tentazione di pretendere sempre e solo la giustizia ha fatto dimenticare che questa è il primo passo, necessario e indispensabile, ma che la Chiesa ha bisogno di andare oltre per raggiungere una meta più alta e più significativa». Questa meta è la misericordia che si raggiunge ‘pellegrinando’.


«La vita è un pellegrinaggio e l’essere umano un viator, un pellegrino che percorre una strada verso la meta agognata»  (Papa Francesco)


Le tappe del pellegrinare

Le scienze psicologiche, ritenendo la vita come un processo dinamico di crescita, la vedono come un pellegrinare verso quella pienezza dell’umano che consente di andare oltre la legge e la giustizia e di lasciare spazio alla grande compassione e alla misericordia. 

Kohlberg, attraverso le risposte date, da un vasto campione, a dilemmi morali, ha elaborato una teoria sullo sviluppo della coscienza morale, individuando sei tappe di crescita, divise in tre livelli. Sebbene criticata e con i limiti propri delle teorie, può offrire utili suggerimenti.

1° Livello. Infanzia. Al primo stadio è ritenuta giusta l’azione che non viene punita. Gli adulti sono visti come coloro che possono punire. Nell’adeguamento alle norme prevale la paura.
Nel secondo stadio, è ritenuta giusta l’azione che può portare un vantaggio, soddisfare un bisogno. Gli adulti non sono più visti come coloro che, soprattutto, puniscono, ma come coloro dai quali, se si accontentano, se ne può avere una ricompensa. Prevale l’interesse personale.

2° Livello. Adolescenza. Al terzo stadio, lo sviluppo intellettivo, con il graduale riconoscimento del valore del gruppo sociale, e lo sviluppo affettivo, con il sentimento di appartenenza, portano al superamento della visione egocentrica degli stadi precedenti. L’approvazione del gruppo diventa la migliore ricompensa e, pur di averla, non si misurano i sacrifici richiesti. Diventa giusto ciò che il gruppo sociale – famiglia, scuola, coetanei – richiede ed approva. Fra i valori presenti, prevale l’approvazione e il conformismo.
Al quarto stadio si colloca l’orientamento alla legge e all’ordine sociale. L’appartenenza e la conoscenza di gruppi sociali con proposte di valori diversi e a volte conflittuali, la graduale capacità di porsi dal punto di vista degli altri e lo sviluppo della logica astratta, sospingono verso una visione di società più allargata e complessa e alla intuizione della necessità di leggi che, codificando diritti e doveri, consentano una convivenza serena per tutti. Matura quel senso del dovere che aiuta a superare gli interessi personali e quelli del gruppo di appartenenza, se contrari alla legge e all’ordine sociale. Fra i valori presenti prevale il senso di giustizia in conformità alla legge, la legalità, il dovrebbe.

3° Livello. Adulti. Al quinto stadio l’adulto comprende che le regole non sono assolute e che si possono discutere sulla base di considerazioni razionali di utilità sociale. A questo livello, pur restando predominante la legalità, si ritiene possibile concordare un cambiamento in vista del bene comune.
Per la descrizione del sesto stadio Kohlberg, non avendo trovato materiale nelle risposte degli intervistati, attinge a quelli che definisce gli eroi morali come Gandhi e Luther King. In questo stadio, il bene è valutato in base a ciò che la coscienza autonoma definisce in accordo con i principi etici universali di giustizia, uguaglianza dei diritti umani, rispetto per la dignità di ogni persona, inviolabilità della vita, libertà. L’amore e il forte senso di appartenenza alla famiglia umana rendono capaci di compassione, di misericordia e di disponibilità anche a dare la vita.

 

“Senza Dio l’uomo non sa dove andare” (Benedetto XVI)


Per un possibile cammino

Al ‘pellegrinare’ verso la pienezza dell’essere umano la fede è un grande aiuto.

La teoria può offrire un aiuto. Rifacendosi a situazioni concrete, suggerisce di tener presente che lo sviluppo della coscienza morale è un processo lento, graduale, complesso e può arrestarsi a qualsiasi stadio. Non mancano adulti fermi alla paura, soprattutto se vissuti con genitori autoritari.
Sulla sua formazione influiscono lo sviluppo intellettivo e affettivo, la qualità dell’ambiente, delle relazioni e la cultura. La comprensione della necessità di norme per la convivenza di gruppi umani diversi – quarto stadio – richiede uno sviluppo cognitivo non possibile prima degli 11–12 anni. I soggetti intervistati da Kohlberg si ponevano in questo stadio solo dopo i 14 anni. La maggioranza degli adulti intervistati risultavano motivati all’osservanza delle norme dall’interesse e dalla legalità.
In armonia con la razionalità si richiede di sviluppare l’affettività, il senso di appartenenza, la capacità di mettersi dal punto di vista degli altri e del prendersi cura reciprocamente. Questi atteggiamenti, appresi in famiglia attraverso i legami affettivi, si allargano al gruppo di coetanei e, più avanti negli anni, si possono estendere anche alla più vasta famiglia umana. La famiglia e gli adulti significativi esercitano una forte influenza sul ritmo e sul livello di sviluppo.
Un ambiente chiuso può arrestare lo sviluppo e lo stare troppo tempo in uno stadio può impedire di passare ad uno più elevato; la giustificazione è: “si è sempre fatto così”. Una società pluralista con valori diversi, anche in contrasto fra loro, richiedendo un confronto fra le varie proposte culturali, può creare quel ‘conflitto cognitivo’ che, secondo Kohlberg, è indispensabile per passare da uno stadio al successivo. Il ‘conflitto cognitivo’ si pone, ad esempio, quando uno deve decidere se contrastare l’amico rivelatosi mafioso o continuare ad aiutarlo oppure, per un musulmano osservante, se lasciare libera la figlia adolescente oppure obbligarla a indossare il velo.
Arrivare al superamento del giudizio legato alla legge, alla grande compassione, all’abbraccio misericordioso di tutta l’umanità, anche la più vicina e la meno amabile, può sembrare un’utopia. Un po’ di paura, d’interesse, di bisogno di approvazione, di confronto legale restano sullo sfondo, ma, con la crescita della capacità di amare e del senso di appartenenza all’intera famiglia umana, perdono di importanza.
Un aiuto al raggiungimento della meta, oltre alla consapevolezza di appartenere alla famiglia umana e dell’estremo limite dell’autoreferenzialità egocentrica, viene dall’aver sperimentato l’abbraccio avvolgente dell’Ineffabile e il sentirsi accettate/i per quello che si è. In relazione con Lui diventa evidente il limite della giustizia legale e il bisogno di passare oltre, abbandonando il “dovrebbe” di giudizio e condanna e pellegrinando verso il prendersi cura, il perdono e la misericordia. In Sua compagnia è possibile far accadere l’impossibile.

Giuseppina Teruggi
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